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ANKLA
STEEP TRAILS
Che a molti (tutti?) musicisti piaccia trovare un nome semplice nel quale racchiudere una fusione di concetti che diano possibilmente la giusta dimensione della musica proposta è un inconfutabile dato di fatto: è il caso anche di Ramón Ortíz, l'ex Puya tornato in pista con il 'nuovo' progetto (in realtà la prima versione risale al 1998) denominato Ankla, il cui significato prettamente letterale sta ad indicare quell'arnese gettato in mare per tener ferma la nave (l'àncora) ma il cui significato concettuale indica la fusione di forza metallica arricchita di distinti elementi latini ad esprimere un concetto di stabilità e solidità musicale.
Sebbene il punto di partenza sia indicato dalla stessa band, la quale annovera tra le influenze musicali elementi provenienti dai territori thrash, death e hardcore metal, appare evidente anche la camuffata ruffianità di un sound aperto al dedicato mercato radiofonico ed indubbiamente incline a furbesche distorsioni derivanti dalla prima ondata nu-metal: lampanti infatti molti richiami ritmici e strumentali attribuibili a gente come Korn, Mudvayne, Spineshank e Slipknot mescolati ad accelerazioni di stampo prettamente hardcore; la parte vocale a cura di Ikaro Stafford attinge frequentemente dal repertorio southern-thrash di matrice Panteriana, con un discreto lavoro di personalizzazione da parte del vocalist grazie alle diverse sfumature tendenti ora al black ora al death ora al nu, dimostrando così buona tecnica e versatilità.
Ramòn Ortiz dal canto suo non sbaglia un colpo piazzando ogni volta al posto giusto i virtuosismi atti a spezzare il predominante modello sincopato sul quale è basata la struttura delle tracce, evitando però di eccedere negli assoli e rimanendo saldamente legato al contesto del brano di turno.
Il condimento latino tanto sbandierato nelle descrizioni di presentazione della band appare invece di una pochezza a tratti disarmante, quasi una fredda forzatura inserita pigramente dagli Ankla, dando spesso l'impressione di falsa funzionalità e di avere come unico fine la minima giustificazione dell'etichetta 'latin metal', essendo di fatto dei semplici (e comunque pochi) riempitivi dei quali non si noterebbe granchè la mancanza; le percussioni firmate Oscar Santiago vengono spesso dichiarate 'non pervenute', sovrastate dall'impressionante bombardamento derivante dalla batteria manovrata da José Clark il quale, con una prova decisamente mostruosa, si candida come principale contendente di Ortiz al titolo di MVP del disco.
La produzione di Bob Marlette è ineccepibile e nella sua interezza "Steep Trails" è un disco molto piacevole e coinvolgente, con il raro pregio di rimanere ascoltabile senza intoppi dal primo all'ultimo pezzo potendo contare su una buona quantità di spunti interessanti e canzoni indubbiamente di livello come "Deceit" (la migliore), "Suelta El Ankla", "Glimpse" (in pieno territorio Ill Nino), "Flush" e la title-track di chiusura "Steep Trails"; la pecca dell'album è essenzialmente quella di arrivare con qualche anno di ritardo (un disco così pubblicato a cavallo del nuovo millennio avrebbe fatto sfracelli) con il conseguente effetto collaterale di perdersi in più occasioni in passaggi troppo scontati e ripetitivi, con la possibile aggravante di togliere spazio ad ulteriori deviazioni latine le quali avrebbero
certamente donato maggior tratto distintivo alla release.
Nulla di nuovo all'orizzonte, ma comunque una band ed un album assolutamente meritevoli di attenzione e considerazione.
Tempo
Voto: 6,5
TRACKLIST:

1. Sinking
2. Step Ahead
3. Deceit
4. Seasons Never Change
5. Generacrion Mutante
6. Still Alive
7. Suelta El Ankla
8. Your Grace Makes Me Sick
9. Glimpse
10. Flush
11. Scattered Existence
12. Steep Trails