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THERAPY?
ONE CURE FITS ALL
Chi siamo? Cosa facciamo? Dove andiamo? Domande, domande, domande. La vita dell’uomo è governata da grandi quesiti esistenziali, supremi interrogativi destinati a rimanere tali, rifuggendo risposte e soluzioni. Le verità sono limitate e passeggere… in campo musicale – ed in particolare nel volubile ed instabile appezzamento dell’“alternative metal” – una delle pochissime certezze è beffardamente rappresentata dai Therapy?… proprio quel gruppo che ha voluto aggiungere in coda al proprio nome un enigmatico punto di domanda, quasi a volere negare la bontà e l’efficacia della “terapia” proposta dal consorzio di farmacisti nord-irlandesi.
Ma per il loro ultimo studio-album (il terzo del nuovo corso alla Spitfire Records, dopo “High anxiety” e “Never apologise never explain”) Andy J. Cairns & Co. lasciano una volta tanto da parte modestia ed titubanza e prescrivono la medicina universale, la cura per tutti i mali, “One cure fits all”. Prodotto e mixato da Pedro Ferreira (vate di The Darkness e Tokyo Dragons), l’undicesimo lavoro del terzetto (tale dall’abbandono, nel 2004, del chitarrista e violoncellista Martin McCarrick) dell’Ulster è il nuovo tassello di un’epopea malata e paranoica, un lungo viaggio allucinato incominciato nel remoto 1989 ed arrivato fino ai giorni nostri, passando indenne attraverso le mode del grunge, del brit-rock e del nu-metal… il riscontro del check-up è dunque il seguente: i Therapy? sono portatori sani di buon rock‘n’roll.
Il ritorno nella “Church of noise” è scandito dal quasi sacrale “Outro”: la prima vera canzone è però la ritmata ed avvincente “Sprung”, in cui il batterista Neil Cooper si dimostra ancora una volta eccellente acquisto ed arma segreta dall’immenso potenziale; “Deluded son”, col suo stile classico, non delude e tantomeno lo fa “Into the light”, che suona gustosamente e fieramente britannica. “Lose it all” mostra affinità con gli Helmet e presenta un bridge noise strumentale mutuato dai Melvins, mentre l’ormonale “power-ballad” “Dopamine, seratonin, adrenaline” svetta in un album in cui i ritornelli carnosi sono di casa. Nuove risposte alle nostre interpellanze arrivano con l’amara “Unconsoled” (che sa un poco di Sonic Youth), con la pulsante e riffata “Our white noise” e con “Private nobody” che riecheggia i primissimi successi della band come “Teethgrinder” e “Meat abstract”. Teatrale e toccante, la voce di Cairns dà vita a “Rain hits concrete” (già title-track del download EP che ha anticipato “One cure fits all”) e ride della follia della guerra con l’impegnata “Fear of God”; ultime iniezioni della miracolosa terapia sono la speciale “Heart beat hits” (che ci proietta a cavallo tra gli anni ’60 e ’70) e “Walk through darkness”, dalla partenza punk e dal finale alla Smiths, che si ricollega all’iniziale outro, creando un curioso effetto loop.
Verace e sanguigno, “One cure fits all” non ha particolari controindicazioni ed ha come unico effetto collaterale quello di generare assuefazione… Chi siamo? Cosa facciamo? Dove andiamo? All’ultima domanda hanno risposto con inusuale sicurezza più di dieci anni fa i Therapy? con “Nowhere”… non si va da nessuna parte… errore: i Therapy? vanno dritti e di diritto nell’olimpo del rock.
Silvio52
Voto: 7,5
TRACKLIST:

1. Outro
2. Sprung
3. Deluded Son
4. Into The Light
5. Lose It All
6. Dopamine, Seratonin, Adrenaline
7. Unconsoled
8. Our White Noise
9. Private Nobody
10. Rain Hits Concrete
11. Fear Of God
12. Heart Beat Hits
13. Walk Through Darkness