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ELECTRIC SIX
SWITZERLAND
Strano destino, quello degli Electric Six: non capita spesso ad una band americana di sfondare oltreoceano prima che in patria. L’album “Fire”, trascinato dai singoli “Danger! High voltage”, “Gay bar” e “Dance commander” spopolò soprattutto in Gran Bretagna, conquistando pubblico e critica; la storia d’amore tra i figli di Albione ed il complesso di Detroit si è interrotta bruscamente l’anno scorso, poco dopo l’uscita del secondo disco “Señor Smoke”, a causa del video di “Radio ga ga”, che vedeva il cantante-showman Dick Valentine vestire i panni evanescenti del fantasma danzante di Freddie Mercury… la crociata anti-Electric Six è stata lanciata da un plotone di fans indignati dei Queen ed in quattro e quattr’otto tutti volevano la testa degli ex campioni del disco-rock, che si sono visti costretti a cambiare frettolosamente aria. Casa dolce casa: siglato un nuovo contratto con la Metropolis Records di Philadelphia, gli E6 hanno subito rifatto le valigie e sono ripartiti alla volta dell’Europa.
Questa volta la meta è la Svizzera, paese del cioccolato e degli orologi… ma sono probabilmente altri gli stereotipi elvetici che hanno ispirato “Switzerland” e cioè la neutralità e le banche: issando una bandiera bianco-rossa politically correct, il Sestetto Elettrico conta di rimpolpare i propri conti corrente e di diventare ricchi sfondati come le vere rock-star… L’esperienza insegna: mai prendere sul serio gli Electric Six, mai fidarsi di loro! L’ingresso nel roster della Metropolis (etichetta specializzata in musica industrial, con Mindless Self Indulgence, KMFDM e Front Line Assembly a libro paga) vuol forse presagire una sterzata elettronica per gli Elettrici? Assolutamente no! Tra i cantoni di “Switzerland” c’è sicuramente più rock che disco-music, basti ascoltare l’indie-garage ermafrodito di “Mr. Woman”, il rock‘n’roll festaiolo di “Pulling the plug on the party” o “Night vision”, che si acconcia nella foggia dell’hair-metal anni ’80 di Europe e Van Halen. Ma in Svizzera c’è spazio anche per il blues (“The band in hell”, che starebbe benissimo nella colonna sonora di “Pulp Fiction”), il country (il tex-mex multiculturale “Germans in Mexico” e l’armonica western di “Pink flamingos”) e per pezzi lenti (la ballata “arrabbiata” “I wish this song was louder” e la melodrammatica “There's something very wrong with us so let's go out tonight”). Ma i Six erano e restano ancora degli animali da discoteca e non mancano di dimostrarlo con “I buy the drugs” – in cui Dick Valentine è un Elton John dopato e falsettomane –, la golosa “Slices of you” (con stuzzicanti reminescenze new wave, Duran Duran e Dead Or Alive in particolare) e con due canzoni “synth-pop oriented”, “Infected girls” e “Rubber rocket”.
Il grande bluff è infine palese: altro che sobrietà politicamente corretta, il lupo perde il pelo ma non il vizio di disquisire di sesso, donne, licenziose festicciole e presidenti degli Stati Uniti… tirando in ballo addirittura Hitler e il Papa (l’aneddoto nonsense “Chocolate Pope”). Sono stati ingiustamente mandati al diavolo… ritroviamo gli Electric Six – artisti divertenti e impertinenti come i Devo e Jannacci – a proprio agio tra i gironi dell’inferno (“The band in hell”), a suonare un disco forse meno appariscente ed immediato del solito, ma comunque gustoso e brillante… un disco che probabilmente non sarebbe dispiaciuto a Freddie Mercury.
Silvio52
Voto: 7
TRACKLIST:

1. The Band In Hell
2. I Buy The Drugs
3. Mr. Woman
4. Night Vision
5. Infected Girls
6. Pulling The Plug On The Party
7. Rubber Rocket
8. Pink Flamingos
9. I Wish This Song Was Louder
10. Slices Of You
11. There's Something Very Wrong With Us So Let's Go Out Tonight
12. Germans In Mexico
13. Chocolate Pope