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MUSHROOMHEAD
SAVIOR SORROW
I cambi di formazione rappresentano sempre una pericolosa incognita nell’equazione vitale di una band; ancor più critico ed insidioso è il caso in cui l’elemento da sostituire sia quello più esposto e riconoscibile, ossia il vocalist: a Faith No More e Killswitch Engage è andata di lusso, non altrettanto si può dire di Adema e Drowning Pool… La situazione dei Mushroomhead è particolare ed è simile a quella di una squadra di calcio abituata a giocare col 4-4-2, che si trova costretta a cambiare uno dei due suoi attaccanti: per sostituire lo “Shevchenko di Cleveland” Jason Popson, è stato ingaggiato a parametro zero Waylon Reavis dei 3 Quarters Dead, nuovo bomber da affiancare alla mezza-punta Jeffrey Nothing.
Le annate di J Mann (nom de plume di Popson) sono state appaganti e fruttuose ed hanno permesso al collettivo dell’Ohio di ritagliarsi una posizione in “zona coppe” nella graduatoria del campionato nu-metal: i Mushroomhead si presentano ai nastri di partenza del torneo 2006/2007 con un nuovo disco intitolato “Savior sorrow”, pubblicato dalla storica etichetta metal Megaforce Records e provvisto di una speciale copertina olografica…
L’effetto 3D viene virtualmente replicato il termini sonori dalla granitica opener “12 hundred”, in cui Jeffrey Nothing si dimostra un vero gentleman, facendosi da parte e lasciando al centro dell’azione l’esordiente Waylon, che ha tutto il tempo di presentarsi ed ambientarsi a forza di growls: con la sua voce potente ed irruente, il nuovo cantante si dimostra un vero centravanti di sfondamento, capace di andare a segno con prepotenza nel corso di “Tattoo” – pezzo thrash con ospite Sean Kane dei Gizmachi – e del nu-metalcore di “Burn”. Ma un’attaccante completo dev’essere in grado di dare una mano anche per quel che riguarda la fase di costruzione del gioco: dietro il suo viso pesantemente truccato (shock look d’obbligo, se vesti la maglia dei Mushroomhead), Reavis nasconde un’anima tormentata e malinconica. L’ultimo arrivato, pur non essendo propriamente un fantasista, non disdegna giocate di fino ed è dunque anche capace di profondere linee vocali calde e melodiche: ne risulta una novità assoluta nella già vasta rosa stilistica delle “Teste di fungo” e cioè una terna di brani al limite del grunge, la lenta e semi-acustica “Embrace the ending”, “Save us” e la pregna “Just pretending” che riecheggiano l’operato di Stone Sour (riferimento singolare visto che tra i Mushroomhead e “l’altra band” di Corey Taylor non corre certo buon sangue…!) ma anche degli Anthrax dell’era John Bush. Episodi più canonici e maggiormente affini al classico mushroom-sound sono il fenomenale goth-pop di “Simple survival”, singolo a cinque stelle – anzi, a cinque pentacoli –, le faithnomorate come “The need” e “Cut me”, dove il migliore in campo è il regista della compagine, cioè il tastierista Shmotz, o il conturbante disco-metal “Erase the doubt”.
Non si può certo accusare Waylon e compagni di scarso rendimento, ma è certamente difficile far dimenticare così in fretta la stella di J Mann: per il Mushroomhead Football Club, “Savior sorrow” è una stagione di transizione costellata da buoni risultati così come da mezzi passi falsi (l’hard-rock dell’insapore “The fallen”, la confusa “Damage done” che vorrebbe appoggiarsi all’industrial sui generis di Ministry e Prong… ma neppure “Burn” ed “Embrace the ending”, per dire, portano a casa i tre punti della vittoria…); gli sprazzi di buon gioco, una comoda salvezza ed una tranquilla posizione di metà classifica soddisfano comunque i tifosi dei Mushroomhead… l’assalto al nu-scudetto è soltanto rimandato.
Silvio52
Voto: 6,5
TRACKLIST:

1. 12 Hundred
2. Simple Survival
3. Damage Done
4. Save Us
5. Tattoo
6. Erase The Doubt
7. Burn
8. Just Pretending
9. The Need
10. Cut Me
11. The Fallen
12. Embrace The Ending