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DIR EN GREY
WITHERING TO DEATH
Se pensavate che la massima forma di espressione musicale giapponese fosse il karaoke, non avete fatto i conti con i Dir en grey! La band di Osaka – magnificata da un Jonathan Davis che li ha voluti nella line-up del Family Values Tour 2006 – è attiva dal 1997 ed è giunta già al quinto album: “Withering to death” è però il primo lavoro del quintetto a varcare i confini del continente asiatico e ad essere distribuito e ristampato (con un artwork modificato ed un booklet di addirittura quaranta pagine con i testi tradotti in inglese) in America ed Europa. Ex punte di diamante del visual kei (scena caratterizzata da uno stile estetico e scenografico particolarmente eccentrico e “glam”, qualcosa di simile – per intenderci – agli Orgy o al look dei personaggi di mangaka decisamente “stilosi” come Hirohiko “JoJo” Araki e Ai “Nana” Yazawa), i Dir en grey hanno recentemente adottato un aspetto più sobriamente chic ed un approccio più diretto e di sostanza.
La musica presentata in “Withering to death” (disco uscito originariamente nel 2005) è paragonabile ad un altro prodotto artistico d’esportazione del Paese del Sol Levante che si è fatto di recente spazio in occidente: parliamo del cinema dell’orrore made in Japan, quello dei terrificanti “Ring” e “Ju-on”; infatti il rock dei Dir en grey è teso, imprevedibile e “psicologicamente” ingarbugliato come il miglior esemplare di j-horror.
La carne – anzi, il sushi al fuoco è davvero tanto: c’è l’hardcore-metal-pop di “Saku”, l’electro-nu-rock delle più melodiche “Kodou” e “The final”, c’è il post-industrial di “Merciless cult” ed anche il neoromaticismo dark-goth di “Itoshisa ha Fuhai ni Tsuki” o di “Spilled milk”. È poi clamoroso il [caso] di “Jesus Christ R’n R” in cui si passa con sconcertante disinvoltura dal nu-metal al jazz e dal j-pop all’hard-rock! A fomentare gli incredibili sbalzi d’umore dei Dir en grey ci pensa molto spesso il frontman Kyo, il quale – cantando quasi per intero nella lingua madre – modula a piacimento la propria voce giostrandosi tra urla, growls (“Beautiful dirt” sembra un pezzo di thrash-grind buttato lì dagli Atari Teenage Riot!) e clean vocals (il tranquillo lento “Higeki ha Mabuta wo Oroshita Yasashiki Utsu”, potenziale sigla per i titoli di coda di un bell’anime) e straziandosi le corde vocali in repentini cambi di tono, si ascoltino le malinconiche ed apparentemente placide “Dead tree” e “Kodoku ni Shisu, Yueni Kodoku”, che sono improvvisamente rotte da strida isteriche. La varietà dei Dir en grey si rimpingua poi con la pazzia alla Dillinger Escape Plan della sconnessa “Garbage” e di “Machiavellism” e con l’episodio “punk-core” alla Lostprophets di “C”.
Trascorsi sette giorni dalla visione della videocassetta stregata di “Ring”, coloro che non si scoprivano in grado di spezzare la maledizione della vendicativa Sadako erano destinati ad una morte brusca ed agghiacciante. Trascorsi sette giorni dal primo ascolto di “Withering to death” dei Dir en grey ci attende una sorte ben più felice unita – perlomeno – alla consapevolezza di esserci imbattuti in una band capace di destabilizzare schemi e geografie, una band che non può lasciare indifferenti.
Silvio52
Voto: 7,5
TRACKLIST:

1. Merciless Cult
2. C
3. Saku
4. Kodoku Ni Shisu, Yueni Kodoku
5. Itoshisa Ha Fuhai Ni Tsuki
6. Jesus Christ R'n R
7. Garbage
8. Machiavellism
9. Dead Tree
10. The Final
11. Beautiful Dirt
12. Spilled Milk
13. Higeki Ha Mabuta Wo Oroshita Yasashiki Utsu
14. Kodou