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BLACK LIGHT BURNS
CRUEL MELODY

"E' il progetto più reale nel quale sono mai stato ed è certamente il più puro per me. Perciò se non vi piace, significa che non vi piaccio come artista". Parola di Wes Borland. Ne ha fatti di esperimenti l'ex chitarrista dei Limp Bizkit: il clamoroso ritorno in studio assieme a quell'amato-odiato mattacchione di Fred Durst, la discutibile esperienza in qualità di bassista con i pessimi From First To Last (lo abbiamo visto persino in Italia in occasione del Flame Fest '06), la possibilità soltanto sfiorata di entrare negli Evanescence, la collaborazione con Rob Zombie. Ma in fondo era chiaro che lo scopo più importante di Wes fosse uno e uno soltanto: la realizzazione del proprio nuovo progetto solista che andava trascinandosi da ormai troppo tempo.
Il progetto c'era, ma era la forma che mancava, a partire dal nome: Goatslayer, Eat The Day, Big Dumb Face sono state le ipotesi, Black Light Burns è stata la scelta definitiva. Una lunga attesa che ha inoltre portato come conseguenza lo scioglimento dell'accordo già siglato con la Geffen, constringendo Wes a rivolgersi a qualcun altro altrove.
Quel qualcun altro prende il nome di Ross Robinson, quell'altrove è l'etichetta I:AM Wolfpack. Ed eccoci quindi finalmente a "Cruel Melody", presentato dallo stesso Borland con un tocco di astuta spacconeria (Durst docet): "se non vi piace, significa che non vi piaccio come artista", una frase ad effetto certamente sincera. Ed allora vediamo cosa ci propone l'artista.
Alternative metal, industrial, elettronica, rock: questi gli ingredienti principali della ricetta Black Light Burns, queste le idee sinora castrate del chitarrista-tuttofare.
"Cruel Melody" è un album molto vario: da una collisione tra Queens Of The Stone Age e Nine Inch Nails (vista anche la presenza di Josh Freese e Danny Lohner) nasce per esempio "Mesopotamia", nella quale Wes Borland si diverte a fare il Josh Homme della situazione; "Animal" è una melodia pop-rock elettronicizzata da basi in stile Air che supportano un cantato alla Trent Reznor; "Lie" è la traccia più tendente all'industrial metal, con un refrain probabilmente figlio dell'esperienza vissuta con Rob Zombie; ritmiche più pacate ed avvolgenti caratterizzano la prima parte della title-track "Cruel Melody", sfumando poi in un finale elettrico quasi tendente alla psichedelìa; "The Mark" esalta un riffing che ricorda molto da vicino il passato nei Limp Bizkit, forte inoltre di un ritornello molto accattivante. "I Have A Need" vede Sam Rivers al basso e la presenza non è casuale: la canzone è infatti stata scritta proprio da Borland e Rivers per un possibile inserimento in un disco dei Limp Bizkit, ma venendo meno questa possibilità i due hanno giustamente deciso di inserirla nella tracklist di "Cruel Melody". Il pezzo è interessante, lontano dagli schemi classici di Bizkit e poggiante su ottime linee di basso, senza però mai sfociare in qualcosa di particolarmente esaltante.
"4 Walls" ricorda ancora qualcosa dei Limp Bizkit di "Re-Arranged" o di "Creamer" (sebbene in quest'ultima Borland non c'era), con buoni effetti di synth in sottofondo; "Stop A Bullet" è forse il brano più accattivante ed immediato, nella quale i BLB giocano molto con gli effetti sonori lasciando una predominanza di parti 'spoken' che sfociano in un ritornello facilmente memorizzabile; si arriva poi alla rilassante "New Hunger", con un andamento ipnotico ed effetti sonori che stimolano l'oniricità; i battiti vengono ulteriormente rallentati nella parte finale dell'album con "I Am Where It Takes Me", con elementi che sussurrano il nome Nine Inch Nails. A chiudere il disco ci pensa poi la strumentale "Iodine Sky", otto minuti di strani effetti sonori utili - come in altre occasioni - ad allungare il minutaggio totale della release.
A conti fatti risulta quindi evidente quanto le aspirazioni di Wes Borland erano, sono e saranno lontane da ciò che i Limp Bizkit hanno rappresentato: "Cruel Melody" è un disco genericamente appartenente all'etichetta industrial-rock con una varietà di elementi al suo interno che rendono la tracklist abbastanza imprevedibile e sicuramente tutt'altro che scontata. Alcuni pezzi sono davvero ben riusciti (""Lie", "The Mark", "4 Walls", "Stop A Bullet"), mentre altri contengono spunti lodevoli e notevoli che garantiscono una qualità complessiva indubbiamente buona, riuscendo a farsi ascoltare con piacere ed esaltando particolarmente soprattutto ammiratori di Nine Inch Nails e QOTSA.

Tempo
Voto: 7
TRACKLIST:

1. Mesopotamia
2. Animal
3. Lie
4. Coward
5. Cruel Melody
6. The Mark
7. I Have a Need
8. 4 Walls
9. Stop a Bullet
10. One Of Yours
11. New Hunger
12. I Am Where It Takes Me
13. Iodine Sky