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DEVILDRIVER
THE LAST KIND WORDS

Probabilmente uno dei dischi più attesi dell'anno, soprattutto dopo l'esaltante "The Fury Of Our Maker's Hand", disco che ha di fatto regalato al marchio DevilDriver una grossa credibilità creando sempre più interesse verso le nuove gesta di Dez Fafara e compagni.
"The Last Kind Words" arriva in un'annata già dannatamente pregna di uscite da ricordare, e per questo maggiore è il suo impatto nella scena: come dichiarato dallo stesso Dez, uno degli obiettivi prefissati con il terzo 'diabolico' album è quello di assestare un duro colpo agli attuali trend giovanili, cercando di arginare lo straripante fenomeno del metalcore melodico.
Per completare la missione, la band si arma fino ai denti spazzando via ogni avversario grazie soprattutto ad uno splendido John Boecklin in versione 'Rambo' che spara sulla folla innumerevoli colpi di mitraglia sotto forma di straripante doppia cassa: l'abrasiva voce del solito Dez fa il resto, lanciando esplosive granate gutturali per coprire l'avanzata delle taglienti chitarre di rinforzo, queste ultime in grado di costruire muri invalicabili a protezione di un groove cupo, affascinante e maledettamente solido con la sicurezza tipica di chi sa di aver già vinto la propria battaglia.
La caratterista portante dei DevilDriver è soprattutto una: quella di saper costruire una devastazione accessibile ai più, brutalizzando il suono senza intaccarne l'immediatezza e l'orecchiabilità. Nonostante sia palesemente più veloce ed aggressivo del suo predecessore, "The Last Kind Words" non rinuncia ad alcuni spunti 'ruffiani' ("Head On To Heartache (Let Them Rot)", "Burning Sermon") pur optando per brani più solidi ma meno 'cantabili': per tutti i quarantacinque minuti di durata la band non perde nemmeno per un secondo la propria attitudine brutale, arrivando addirittura a sfidare apertamente corpo a corpo sul loro campo le migliaia di gruppi appartenenti alla criticata scena metalcore con un brano ("These Fighting Words") per la cui paternità gente come ad esempio i Caliban farebbe carte false.
Dal primo all'ultimo secondo i DevilDriver non concedono un attimo di respiro, rifiutando qualsiasi tregua in favore di bombardamenti continui e massacri senza pietà. D'altronde la guerra è guerra.

Tempo
Voto: 8
TRACKLIST:

01. Not All Who Wander Are Lost
02. Clouds Over California
03. Bound By The Moon
04. Horn Of Betrayal
05. These Fighting Words
06. Head On To Heartache (Let Them Rot)
07. Monsters Of The Deep
08. Tirades Of Truth
09. Burning Sermon
10. When Summoned
11. The Axe Shall Fall