Da biografia ufficiale: "I Rotten Shore nascono ufficialmente a Latina l'11 gennaio del 2004, giorno in cui la band con i componenti al completo si riunisce per fare la prima prova assieme. Il nome della band deriva da una denuncia della decadenza della citta' che ci circonda (rotten: putrido) e che si trova sul mare (ed ecco spiegato il sostantivo shore: litorale, costa) ma dove un giovane che ha un gruppo vede intorno a se solo pregiudizi e chiusura mentale, e non trova alternative se non quella di uscire e cercare fortuna altrove. I Rotten Shore si chiudono immediatamente in sala per inventare dei pezzi per un proprio repertorio; il lavoro di mesi e mesi di prove si concretizza nell'ottobre 2004, quando la band decide di registrare un demo. Il cd, omonimo, contiene sei pezzi piu' un intro elettronico, ed e' stato registrato negli studi Musme' con il geniale e sapiente aiuto di Nicola Valente, ormai diventato il fonico ufficiale dei Rotten. La musica proposta dai Rotten Shore in questo primo cd demo puo' essere definita un crossover molto arrabbiato, con sprazzi di violenza a volte anche brutale, ma che non disdegna stacchi melodici o funky."
Ed anche in questo nuovo demo "Il Vero" i Rotten Shore non cambiano ricetta: il crossover della band laziale non ha certo perso la grinta del primo lavoro, proponendo un assalto sonoro la cui brutalità è evidente sin dall'attacco di "Spot", la prima delle sei tracce che compongono la tracklist.
Il gruppo è cresciuto e lo dimostra correggendo le evidenti smagliature delle prime registrazioni rispetto alle quali "Il Vero" risulta più curato e scorrevole, rivelando strutture maggiormente studiate e meno grezze: dalla miscela di elementi che si uniscono nel triangolo nu-metal-thrash-death esce un suono potente che lascia trasparire un'attitudine prettamente hardcore, con citazioni che vanno dai Sepultura ai Cro-Mags ai Linea 77, con sparuti passaggi vocali stile Zack De La Rocha.
Molti segmenti in growl appaiono però troppo forzati e superficiali, con alcuni punti che sfiorano il fastidio per colpa di un discutibile abuso sminuendo così le potenzialità dei brani: parlare di 'growl' non è forse corretto, trattandosi più che altro di semplice 'voce grossa' senza troppe pretese intentata dal vocalist.  
Le parti strumentali risultano energiche ed abbastanza pulite dando vita ad un buon groove senza sbavature evidenti con la batteria a farla da padrona; non mancano inoltre sprazzi 'quasi-melodici' ed atmosfere al limite della claustrofobia.
In parole povere: sporchi, crudi e distorti.