Spesso si parla di commistione di generi, di elementi, di caratteristiche, di sonorità. Mescolare tra loro formule diverse è un diktat che sta prendendo sempre più piede. Alcuni lo fanno bene, altri no. Gli Ophydian rientrano nella prima categoria. Parere personale, certo.
La band torinese sorprende infatti per l'incredibile quantità (e qualità) di influenze differenti amalgamate alla grande con una facilità tale da lasciare stupefatti: melodie da rock moderno si fondono a grezze accelerazioni tipiche del metalcore, ricamando una base figlia di un rapporto tra thrash e nu-metal rallegrato da deliziose manipolazioni elettroniche. Crossover in grande stile all'inseguimento della perfetta simbiosi richiamata dal titolo.
Ne nascono brani interessantemente multiformi e soprattutto imprevedibili e spazianti: i cambi di ritmo sono difatti frequenti ed improvvisi, spesso caratterizzati da brusche frenate che trasformano in pochi secondi i rapidi segmenti aggressivi ed urlati in coinvolgenti melodie molto vicine ad Incubus ed Alter Bridge come accade in "Re-Born" (pezzo migliore) e "Snake Eyes" (l'introduzione dialogata è forse tratta dalla versione originale del film "Snake Eyes - Omicidio in diretta"?) grazie alla splendida voce del cantante Gianluca, pulito e perfetto in ogni sua parte sia essa in screaming o in melodico.
Pur camminando in bilico tra le diverse contaminazioni, la band risulta sempre sicura di sè mantenendo saldo il filo logico del disco forte inoltre di una produzione minuziosa e curatissima; il sound lungimirante ha ben poco di tricolore avvicinandosi molto più ai lavori tipicamente americani, trasmettendo la sensazione di suonare senza alcuna limitazione sperimentando una buona pluralità di soluzioni essendo in pieno controllo del proprio pentagramma.
"The Perfect Symbiosis" si presenta quindi come un disco decisamente ambizioso, interessante e molto godibile al di sopra delle aspettative, certamente una delle migliori release italiane degli ultimi tempi in campo rock/metal.