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DIVINE HERESY
BLEED THE FIFTH

Forse è vero: parlando di Dino Cazares è ogni volta inevitabile ricordarne il glorioso passato nei Fear Factory dei tempi migliori, cercando di accostare e paragonare ad essi qualsiasi nuovo progetto venga creato dall'ex chitarrista.
E d'altronde Dino ci mette spesso del suo, giocando con le menti suggestionate degli ascoltatori tentando di sfruttare al massimo l'appeal che il suo passato crea nell'audience metallara.
Una cosa comunque è certa: dalla discussa separazione in poi Cazares ha tentato di sbarcare il lunario barcamenandosi in progetti plurimi - alcuni interessanti altri meno - ma mai coinvolto in qualcosa che fosse considerabile solido ed ambizioso. I Divine Heresy sono invece un progetto-bomba, qualcosa in grado di donare a Dino una seconda giovinezza.
La cibernetica non è più tra le sue materie preferite, guardando di fatto con più favore alle nuove tendenze musicali: il genoma metalcore si mescola a palesi ambizioni death metal, riscontrabili specialmente nel modus operandi del debuttante vocalist Tommy Cummings Vext, il quale si propone come un incrocio tra Burton Bell e Howard Jones dividendosi egregiamente tra scariche gutturalmente profonde e potenti che sfumano con piacere in stacconi melodici ineccepibili, dimostrando inoltre di essere un vocalist coi fiocchi interpretando magistralmente (così come il resto della band) la sorprendente "Closure", una ballad in pieno territorio modern rock fantasticamente contrapposta all'andamento generale del disco.
Ma c'è dell'altro, c'è la violenza dei Meshuggah, l'espansività degli Strapping Young Lad, la grinta dei Sepultura, la baldanza dei Machine Head, la dominanza dei Fear Factory. Da una storia importante è sempre difficile uscire e volente o nolente il fantasma dei ricordi diventa persecutorio: sarà per questo che molti riffoni sembrano prodotti direttamente dalla 'fabbrica della paura', ma al contempo è altresì veritiero che Dino Cazares, pur non essendo un eccelso chitarrista, ha un proprio stile a tratti riconoscibile senza dubbi. Anzi, in questo caso cerca persino una evoluzione personale osando alcuni assoli.
Di 'Factoriano' emerge anche una indiavolata doppia cassa, dominata dal tellurico batterista Tim Yeung nel ruolo di un feroce leone che sbrana le pelli dietro le quali si trova seduto, offrendo una performance ai limiti dell'incredibile.
"Bleed The Fifth" è quindi il biglietto da visita di cui Dino Cazares necessitava per rientrare nel mondo del metal dalla porta principale, smettendo finalmente i panni del vagabondo ritrovandosi in un progetto solido e probabilmente duraturo, accattivante ed ambizioso. Press play to detonate.

Tempo
Voto: 8,5
TRACKLIST:

01. Bleed the Fifth
02. Failed Creation
03. This Threat Is Real
04. Impossible Is Nothing
05. Savior Self
06. Rise Of The Scorned
07. False Gospel
08. Soul Decoded (Now And Forever)
09. Royal Blood Heresy
10. Closure