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SERJ TANKIAN
ELECT THE DEAD
I System Of A Down volevano prendersi una pausa: ciò era cosa ormai risaputa che la band non ha mai mancato di affermare in occasione della doppia release "Mezmerize" / "Hypnotize". Troppa la voglia di dedicarsi ad altri progetti, troppa la necessità di liberare la mente facendo qualcosa di diverso.
Viste anche le contrastanti opinioni che hanno accompagnato sia "Mezmerize" sia "Hypnotize", era fondamentalmente una mossa dovuta programmando magari un ritorno futuro in pompa magna del combo armeno.
Tocca al vocalist Serj Tankian uscire per primo allo scoperto col proprio progetto solista dando alle stampe questo "Elect The Dead": e con un pizzico di sorpresa scopriamo che l'assonanza con lo stile che ha reso celebri i System Of A Down va al di là della voce che domina le canzoni.
Con un'attitudine che ai più maliziosi potrà sembrare polemica, Tankian sembra riprendersi lo spazio vocale a lui tolto da Malakian nelle più recenti produzioni SOAD: certo, l'assenza dei riffoni esplosivi e creativi spesso elucubrati dallo stesso Daron si fa sentire (al contrario dei suoi vocalizzi) ed anche la sezione ritmica risulta meno intricata e tendenzialmente semplificata, fatto sta che per certi versi "Elect The Dead" porta nel suo DNA alcuni elementi comuni ai primi due lavori dei System Of A Down.
Le capacità canore di Serj sono indubbie, quelle da musicista erano da verificare: il frontman si dedica perciò all'intera produzione e registrazione (avvenuta presso i suoi Serjical Strike Studios) suonando inoltre chitarra, basso, piano, synth e quant'altro appare sul disco, aiutato alla batteria da ospiti di lusso quali John Dolmayan (System Of A Down) e Bryan "Brain" Mantia (ex Primus attualmente nei 'nuovi' Guns N' Roses). L'abilità nel contrapporre con facilità disarmante segmenti tirati a rallentamenti melensi è la spina dorsale di questa release, mentre in background l'impronta più prettamente nu/thrash dei SOAD viene alleggerita ed incrociata ad influenze elettroniche, rock, punk, folk, jazz, blues: si passa così attraverso varie combinazioni fatte da pezzi veloci e potenti ("Empty Walls", "Unthinking Majority", "Beethoven's C***"), brani bilanciati in cui strofe modulate si alternano ad improvvisi cambi di ritmo ("Money", "Baby", "Saving Us"), ed atmosfere più pacate ("Sky Is Over Us", "Elect The Dead"). Non mancano poi sperimentazioni interessanti quali "Praise The Lord And Pass The Ammunition" - in alcuni punti associabile allo 'stile Caparezza' - o "Lie Lie Lie" dove si fa strada un pianoforte ed un chorus femminile.
Tutto questo mentre Tankian si impegna a declamare al mondo la propria rabbia politicizzata traslata nei testi, nei quali non possono mancare riferimenti all'odierna situazione mondiale (non solo politica) e ad eventi passati.
E' chiaro quindi che, almeno per stavolta, il paragone con i System Of A Down non può - e probabilmente non deve - essere evitato: agli elementi comuni si aggiungono però punti di rottura che rendono Serj Tankian 'semplicemente Serj Tankian', ossìa un artista in grado di tradurre liberamente in musica le proprie idee senza essere vincolato a determinati clichè o condizioni altrui. Senza il 'pericolo' che arrivi Daron Malakian a pretendere ruoli da comprimario.
Tempo

TRACKLIST:

01. Empty Walls
02. Unthinking Majority
03. Money
04. Feed Us
05. Saving Us
06. Sky Is Over
07. Baby
08. Honking Antelope
09. Lie Lie Lie
10. Praise the Lord and Pass
11. Ammunition
12. Beethoven's C***
13. Elect the Dead