Hanno scritto assieme per anni e finalmente eccoli assieme pronti per impattare sul mercato discografico: sono i Kingdom Of Sorrow, ossìa Jamey Jasta (Hatebreed) e Kirk Windstein (Crowbar/Down), coadiuvati da Steve Gibb (Black Label Society/Crowbar), Derek Kerswill (Seemless) e Matthew Bronson.
Si chiamano Kingdom Of Sorrow ma potrebbero virtualmente chiamarsi Crowbreed: lo stile presentato è infatti una combinazione perlappunto tra lo stile Hatebreed e lo stile Crowbar, mescolando la prevalenza sludgecore ad elementi prettamente riconducibili all'hardcore/metal, il tutto adornato da attitudine dal gusto indubbiamente southern.
Jasta si occupa dei testi, Windstein della musica: entrambi però si dividono il ruolo di vocalist, creando un duetto gutturale nel quale l'arrabbiata veemenza dell'uno (Jamey) viene controbilanciata dall'aggressività melodica dell'altro (Kirk).
Uno dei punti maggiormente significativi nel disco è da rintracciare proprio nella performance offerta da Jamey: per la prima volta infatti il leader degli Hatebreed sperimenta un più approfondito utilizzo delle proprie corde vocali, aggiungendo sfumature quasi melodiche e rallentate che non faticano a ricordare lo stile di un certo signor Phil Anselmo. Quasi una novità rispetto alle 'mitragliate canore' da egli solitamente proposte.
Nel borsino dei valori le azioni Crowbar sovrastano quelle di matrice Hatebreed, ma non mancano comunque accelerazioni tipiche di quest'ultimi andando indubbiamente a giovare sul dinamismo complessivo della release.
Il risultato finale è però inferiore a quanto ci si potrebbe aspettare dai calibri in gioco: il disco risulta infatti abbastanza statico e poco penetrante, come fosse stato scritto e registrato in maniera eccessivamente frettolosa, facendo mancare pezzi taglienti e perdendosi in segmenti talvolta stagnanti.
Per questo motivo quindi è altamente probabile che se di mezzo non vi fossero due nomi di tal livello o anche solamente il patrocinio Relapse Records, il progetto Kingdom Of Sorrow rischierebbe di passare abbastanza inosservato.