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WHITESNAKE
GOOD TO BE BAD
Finalmente ci siamo. Erano passati ben undici anni dall’ultimo studio album dei Whitesnake, la creatura del carismatico singer inglese David Coverdale, e la mia curiosità era veramente alta nei confronti di questo lavoro. Curiosità ampiamente ripagata da questo "Good To Be Bad" che, registrato con una nuova formazione e talmente curato nei suoni da rivelarsi old e new allo stesso tempo, si candida seriamente come uno degli album dell’anno. 11 anni come 11 sono le tracce di adrenalinico hard rock proposte.
Si parte subito forte con la splendida "Best Years", una dimostrazione di come gli anni migliori del buon David siano ancora ben lontani dalla loro fine: riffone sincopato impreziosito da un tappeto di organo e l’inconfondibile voce blues dell’ex- Deep Purple a ruggire. <> recita il testo del ritornello. Of course ci verrebbe da rispondergli. Siamo solo all’inizio ed ecco altre due gemme: "Can’t You Hear The Wind Blow", pezzo che sembra uscito direttamente dai Deep Purple più ispirati, e soprattutto "Call On Me" che, a detta di chi scrive, è il brano più convincente del lotto: super riffone, in grado di far impallidire qualunque band di aspiranti rockers, che apre su un ritornello molto trascinante a richiamare vagamente "Take The Time" dei Dream Theater. Una prestazione di Coverdale impressionante!
Il turno successivo è per "All I Want All I Need", una sorta di ballad dalle melodie ruffianissime, probabilmente destinata a diventare il singolo promozionale per le emittenti radiofoniche.
Con la title-track si torna immediatamente a macinare note che trasudano rock marcio, quello di musicisti vissuti <<…it’s good to be bad to the bone>>. "All for love" cambia leggermente registro, virando su delle sonorità tipiche dell’hard rock anni 80 che ricordano i Bon Jovi di "Slippery When Wet" e i White Lion.
Immancabile anche la ballad di turno che risponde al nome di "Summer Rain", sicuramente il pezzo meno entusiasmante del disco.
Archiviato il  precedente scivolone, i Whitesnake tornano a colpire duro con "Lay Down Your Love", brano zeppeliniano farcito con un ritornello anthem esplosivo, il bluesone "A Fool In Love" e la veloce "Got What You Need". Chiude il disco "’Til The End Of Time", una struggente ballad country interpretata da una voce sensuale che sa di anni di whiskey e sigarette.
"Good To Be Bad" ci lascia con la sensazione di un disco maturo e convincente, con un Coverdale che come il buon vino migliora invecchiando. Un plauso va anche al chitarrista Doug Aldrich, autore di alcuni assoli memorabili. Un sentito bentornato al Serpente Bianco.
Salvatore Dragone
Voto: 8,5
TRACKLIST:

01. Best Years
02. Can You Hear The Wind Blow
03. Call On Me
04. All I Want All I Need
05. Good To Be Bad
06. All For Love
07. Summer Rain
08. Lay Down Your Love
09. A Fool In Love
10. Got what you need
11. 'Til The End Of Time