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DISTURBED
INDESTRUCTIBLE

Dopo solo due canzoni i woofer delle casse mi hanno guardato dritto negli occhi e mi hanno detto: basta così! I Disturbed sono tornati e l’impatto sonoro a cui ci sottopongono è quello devastante ascoltato in "The Sickness". Mai titolo fu più azzeccato per un album.
Il quarto lavoro della storia dei Disturbed è granitico, pesante e, sfiorando anche la ripetitività, senza cali di tensione. Forse è questo che traspare più di tutto dall’album e lo lega così tanto al primo capitolo della discografia: "Indestructible" non dà tregua, non c’è riposo per i timpani continuamente martellati da una produzione che esalta i toni bassi prodotti dalla batteria e dalle 8 corde delle chitarre.
Una produzione adatta al gruppo e all’album, con ogni probabilità dovuta al lavoro continuo che Draiman e soci hanno potuto fare negli ultimi anni con la Reprise, casa con la quale avevano dato alla luce anche "Ten Thousand Fists". Non era mai accaduto prima visti i problemi con le precedenti etichette.
Proprio il frontman, leader del gruppo e istrione per le masse dall’ego pressoché incontenibile, sfodera ancora una volta tutti i suoi assi con coinvolgimento e sofferenza tutte particolari. L’inizio del disco infatti è dedicato ai soldati americani dislocati in Medio Oriente. Draiman, di religione ebraica e molto attento alla situazione politica che coinvolge la terra d’origine dei suoi avi, dà sfogo a tutte le particolari ottave di cui è dotato donando palpabile enfasi alle prime due tracce.
Già con la title track si percepisce la notevole differenza con le venature grunge di "Believe" e il meno marcato, ma comunque presente, distacco dal galoppante intreccio alternative ascoltato in "Ten Thousand Fists". La bordata sonora di "Inside the Fire" sottolinea ancora di più le fisionomie di un album più vicino a "The Sickness". Il primo singolo spacca ed è un cavallo di battaglia che sputa fuoco dalle narici con i riffoni pesanti pesanti tipici dei pezzi migliori del quartetto. Le ritmiche rimangono più meno sempre le stesse smorzandosi un poco nella apprezzabile "Deceiver" e passando per il thrash moderno e raffinato di "The Night" e "Perfect Insanity", secondo singolo tratto dall’album.
Da qui si denota un certo calo compositivo. Come spartiacque tra le due metà dell’album troviamo "Haunted", pezzo riflessivo che sintetizza al meglio le terribili tematiche affrontate nell’album. Tra le tracce successive mi preme segnalare "Enough" forte di un chorus accattivante e facilmente memorizzabile e "Criminal" che è forse il pezzo che più si avvicina al songwriting del primo album. La conclusione spetta a "Facade" con il suo martellante incidere delle 8 corde.
È un vero peccato che la seconda parte del lavoro non sia all’altezza delle prime tracce. "Indestructible" non è sicuramente il miglior album dei Disturbed ma rimane comunque un disco piacevole e fatto bene. La voce e i testi di Draiman portano sempre il pubblico ad un trasporto emotivo notevole, fatti ad hoc come sono per infuocare i cuori più ribelli e interpretati con ardore da vero demagogo.
Certo non raggiunge la follia compositiva espressa in "The Sickness", né la profondità di "Believe" e neanche la semplicità genuina di "Ten Thousand Fists" ma probabilmente ne riprende tutti i temi sviluppandoli e portandoli avanti nel percorso discografico progettato dai Disturbed.
Una cosa è certa: per fare musica “potente” e “cattiva” non bisogna certo sputare urla e insulti in un microfono con voce growl e riff di chitarra a 300 all’ora. I Disturbed ottengono un gran risultato con voce pulita e un sound così profondo che se alzi il volume senti i suoni bassi che ti esplodono furiosi dentro la cassa toracica. Il tutto mantenendo un equilibrio tra forma e sostanza, musica e testi che non denota progressi rispetto i lavori precedenti ma assesta i Disturbed su livelli di eccellenza.

NMT
Voto: 7
TRACKLIST:

01. Indestructible
02. Inside The Fire
03. Deceiver
04. The Night
05. Perfect Insanity
06. Haunted
07. Enough
08. The Curse
09. Torn
10. Criminal
11. Divide
12. Facade