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EMMURE
THE RESPECT ISSUE
Molto si è parlato degli Emmure, nel bene e nel male, in seguito all'album d'esordio "Goodbye To The Gallows" e questa nuova uscita rappresenta per la band del Connecticut un esame che la consacrerà ad una rispettabile carriera o la affonderà come una meteora qualsiasi in un mare di mediocrità.
Gli Emmure avevano conquistato molti per il loro sound pesantissimo, i continui breakdown ed un uso molto versatile della voce, trovando una propria identità nel panorama variegato del metalcore e, adesso, ripropongono sostanzialmente la stessa formula. E' sconsigliabile dunque premere il tasto "Play" se non si ha a disposizione uno stereo con casse adatte a sopportare chitarre droppate fino all'inverosimile con conseguenti toni bassissimi e forti vibrazioni.
La prima traccia "Young, Rich and Out of Control" - d'introduzione all'album - inizia con la sola voce di Frankie Palmeri, più che mai ispirato al brutal death, e fin da subito si possono intuire le bellicose intenzioni della band di voler creare atmosfere cupe e violente. Durante lo scorrere dei brani si possono riscontrare anche l'uso dei diversi stili vocali già apprezzati in precedenza, come lo scream (di sempre più alto registro) e lo stile spoken-word, che tanto fa pensare ai Deftones, ma che in questo album è meno presente.
I vari stili si intrecciano e spesso si sovrappongono, creando a volte un effetto "fake". Parte bene la seconda traccia "Sound Wave Superior", non riuscendo in realtà ad incidere come vorrebbe: discorso comunque estendibile a tutto il disco.
I ritmi sono sempre più pesanti e spezzati, tanto da non consentire una facile distinzione fra le canzoni: infatti i riff scarseggiano e la mancanza di varietà delle parti alla fine penalizza l'efficacia dei breakdown tanto cari agli Emmure, rendendoli fini a se stessi. Si sente infatti la mancanza di parti veloci e ritmate, i bpm restano sempre pochi e spesso diminuiscono ancora nel tentativo di aumentare la sensazione; in realtà ne risulta scarso dinamismo e un po' di monotonia.
"Chicago's Finest" è una canzone che tenta di spezzare questa monotonia, ma in un senso anacronistico: si tratta infatti di un pezzo introdotto da un arpeggio per poi continuare sullo stile Killswitch Engage (con tanto di assolo), risultando astruso rispetto al resto dell'album. Lo stesso vale per "Dry Ice", una specie di interludio melanconico strumentale completamente pulito e melodico ispirato a sonorità appartenenti ad un genere del tutto estraneo, richiamando addirittura band quali, per esempio, gli A Perfect Circle; queste divagazioni suonano come forzature e sono francamente incomprensibili.
Lo stile generale dell'album resta sempre sospeso fra il metalcore ed il nu-metal senza creare varietà o sorprese anzi, dando vita ad un disco pieno di citazioni e cose già scritte nonchè suonate: un esempio tangibile è l'orribile ripetizione con crescente pathos di recitazione del verso "I'm so over it" in "Tales From The Burg", riproponendo così in piena regola uno degli standard creati ben una quindicina di anni fa dai Korn.
In generale gli Emmure fanno del crossover di generi la loro arma, che è sicuramente a doppio taglio: da un lato consentirà loro una buona sopravvivenza, dall'altro non li porterà mai nell'olimpo delle grandi band, quelle cioè che riescono ad imporre un propio stile unico e coerente. Viene inoltre da pensare che indubbiamente questa musica si potrà apprezzare molto meglio dal vivo che non su cd (anche se la produzione è di certo ottima) proprio perchè vi si legge all'interno l'intenzione di creare un suono adatto ed adattato per il mosh a tutti i costi. "The Respect Issue" probabilmente soddisferà i vecchi fan, ma non farà conquistare facilmente nuovi consensi agli Emmure.
Fra Ban C

TRACKLIST:

01. Young, Rich and Out of Control
02. Sound Wave Superior
03. I Only Mean Half of What I Don't Say
04. False Love in Real Life
05. Chicago's Finest
06. Tales From the Burg
07. Rough Justice
80. Snuff 2: The Resurrection
09. Dry Ice
10. You're More Like Friend Without the "R"