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TESTAMENT
THE FORMATION OF DAMNATION
Ad otto lunghissimi anni dal capolavoro "The Gathering" e passati attraverso mille difficoltà che sembravano poter mettere fine alla loro carriera (tutti ricorderanno i problemi di salute del cantante Chuck Billy), tornano alla ribalta i Testament con l’attesissimo "The Formation Of Damnation", il primo lavoro dopo molto tempo con la line-up originale.
Le premesse di questo nuovo capitolo della discografia dei Testament partono proprio da qui, dal fatto che questa reunion ha influito notevolmente sul songwriting della band, ragion per cui chi si aspettasse un nuovo "The Gathering" rimarrà molto deluso. Fatta eccezione per la title-track - la quale sembra seguire il discorso del precedente album - i nuovi brani del quintetto statunitense riprendono quel discorso lasciato negli anni ’80 con dischi del calibro di "The Legacy", "The New Order" e "Practise What You Preach". Ma la vera novità di questo 'TFOD' è un suono finalmente in grado di rendere giustizia a quel tipo di thrash a cui i Testament ci avevano abituati. Una produzione spettacolare che rende ogni singola traccia una vera cannonata.
Già l’intro "For The Glory Of" mette in chiaro le cose palesando la nuova/vecchia proposta del gruppo, intenzionato a distillare dalla propria discografia il sunto di ciò che è stato fatto nel corso degli anni. Introdotta dalla precedente traccia, parte dirompente "More Than Meets The Eye", uno dei brani più riusciti per intensità ed epicità che si presta ad essere intonato dal pubblico in sede live. Seguono in successione "The Evil Has Landed", "The Formation Of Damnation" col suo incedere deatheggiante, e l’ottima "Dangers of the faithless". La macchina è ormai lanciatissima: "The Persecuted Won’t Forget" viaggia a velocità assurde, un applauso al lavoro dietro le pelli da parte di Paul Bostaph, e "Henchman Ride", forse il brano più bello, martella incessante con le sue triplette.
Anche le altre quattro tracce che vanno a completare l’album dimostrano come il gruppo non abbia finito la benzina (date un’ascoltatina a "F.E.A.R." e ve ne renderete conto voi stessi) nè la voglia di stupire (la conclusiva "Leave Me Alone").
Solo il tempo potrà dire con certezza se  "The Formation Of Damnation" potrà essere considerato uno dei migliori lavori dei Testament: quel che è fuor di dubbio già da subito è il fatto di trovarci al cospetto di un disco sicuramente molto valido. Nonostante il precedente "The Gathering" abbia lasciato un’eredità molto pesante, anche a livello di musicisti non più presenti in formazione (parliamo di mostri sacri come James Murphy, Steve Di Giorgio e Dave Lombardo), i "nuovi" arrivati spazzano via le lecite perplessità con  prestazioni sopra la media, con particolare citazione per gli splendidi assoli che Alex Scholnick semina nell’intera tracklist dell’album.
I maestri ci hanno dato la loro ennesima lezione, speriamo che per la prossima non ci vogliano altri otto lunghi anni.
Salvatore Dragone
Voto: 8
TRACKLIST:

01. For The Glory Of
02. More Than Meets The Eye
03. The Evil Has Landed
04. Formation Of Damnation
05. Dangers of The Faithless
06. The Persecuted Won't Forget
07. Henchman
08. Killing Season
09. Afterlife
10. F.E.A.R.
11. Leave Me Forever