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KLIMT 1918
JUST IN CASE WE'LL NEVER MEET AGAIN

Emozionale. Questa trovo sia la miglior definizione per un album come “Just In Case We’ll Never Meet Again”. Il quartetto romano, con il bravissimo Marco Soellner in primo piano, dipinge una tela con pennellate di tutti i toni possibili del grigio creando una malinconica atmosfera di rassegnazione e separazione in cui emergono apatie, ricordi, paure.
Incredibile come i Klimt 1918 riescano a tramutare tutte queste emozioni in musica.
Nonostante già con “Dopoguerra” si fosse capita la strada intercorsa dal combo romano, mi sembra doveroso scrivere di un’uscita discografica di tale valore contando soprattutto sul fatto che il gruppo gode di molta stima nel mondo del metal.
I Klimt 1918 completano il loro percorso nel modo più normale con il distacco pressoché totale dal metal e, anche se questo dispiace, proprio nella loro naturalezza compositiva si distinguono nella capacità di essere sui generis.
La poesia messa in musica da Soellner accarezza l’ascoltatore con ritmi che vanno dal Post Rock all’Indie e solleticandolo passando al limite dello Shoegaze in certi punti e del Wave in altri.
Il tutto gira attorno ad un rapporto raccontato tra la malinconia di piccole cose che ti tornano alla mente e la percezione di alcuni momenti che non si è riusciti a vivere appieno. Il tutto condito da una rassegnata tenerezza che canzone dopo canzone trasporta oltre il distacco, lo spazio e il tempo. Permane l’idea che a volte accontentarsi non è poi così riduttivo e capisci che sono le piccole cose a fare la differenza.
Piccolo come il ritorno di pubblico che avrà un album di questa caratura nonostante tutto, se cose così fossero state musicate dai Coldplay (tanto per dire… non si offenda nessuno!) probabilmente staremmo parlando di un successo planetario che rimarrà negli annali.
Invece purtroppo siamo qui in pochi a parlare di canzoni belle come “Skygazer”, coinvolgente e trascinante, o come la dolcissima “The Graduate”, vere perle di un album che non scade mai in nessuna traccia. Come lo studiatissimo Wave di “Just an Interlude in your Life” e il ritmo più disinvolto della title track, anche tracce apparentemente diverse assumono contorni così sfocati che le singole canzoni perdono di identità ma ne guadagna la totalità del lavoro. Un insieme completo e affascinante.
Altre note di merito per “Suspense Music”, per “All Summer Long” e per la traccia conclusiva.
I Klimt 1918 riescono nell’impresa di catapultare nel loro mondo l’ascoltatore con un album talmente ben fatto che si è indecisi se pensare che è frutto di una vena creativa allo stato di grazia o se è il freddo calcolo di un’opera studiata nei minimi dettagli.
Consigliato a chiunque ascolta musica e soprattutto a chi piace soffermarsi ogni tanto a riflettere su quali emozioni un album può trasmettere. Qui troverà tante risposte sul perché ci piace tanto sentire che questi suoni coordinati supportino la nostra vita.

NMT
Voto: 8
TRACKLIST:

1. Breathtaking Days (Via Lactea)
2. Skygazer
3. Ghost of a Tape Listener
4. Graduate
5. Just an Interlude in Your Life
6. Just in Case We'll Never Meet Again
7. Suspense Music
8. Disco Awayness
9. Atget
10. All Summer Long
11. True Love Is the Oldest Fear