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TRIVIUM
SHOGUN
SHOGUN
Alla Roadrunner sono totalmente convinti che il sound dei Trivium incarni il nuovo way of life del metal per le prossime generazioni. Nonostante annoveri tra le sue file gruppi con una storia ben più lunga e ben più nota come Slipknot, Machine Head, Soulfly, Sepultura, Cradle of Filth, l’etichetta si coccola i quattro ragazzi di Orlando portandoli in pompa magna ad ogni release.
Se alla Roadrunner fossero degli incompetenti in fatto di musica e talento certo non avrebbero al soldo tutti i grossi nomi sopracitati. Diamo quindi credito al talento del gruppo della Florida e prepariamoci ad ascoltare questo quarto studio album, il terzo per l’etichetta in questione.
Se nel 2004 avevano fatto il botto con il Metalcore di “Ascendancy”, la virata a 180° fatta nel successivo “The Crusade”, tendente al thrash, ha fatto accapponare la pelle per certi versi, pur rimanendo un prodotto che dimostrava appieno le capacità del gruppo. Un plagio stilistico, interpretativo e di personalità dei Metallica non può essere però totalmente negativo vista sia l’importanza del gruppo preso a paragone sia per le qualità espresse dai Trivium nell’attuarlo.
Ed ecco qui che ancora una volta l’occhio lunghissimo dell’etichetta olandese arriva a vedere e conseguentemente a promuovere tutto il potenziale dei Trivium. Un gruppo formato da membri giovanissimi che riescono con naturalezza a fondere in un unico prodotto il nuovo e il classico, l’innovazione musicale del genere Metal e la conservazione dei connotati più duri a morire del Hard Rock, uno stile al passo con i tempi e le sonorità più tradizionali.
"Shogun" è il non plus ultra degli album del nuovo millennio e i Trivium appaiono effettivamente come il fiore all’occhiello di una casa discografica sempre in prima fila quando si tratta di creare talenti, mode e pietre di paragone.
Lo stile dell’album richiama quindi entrambe le ultime due uscite mixando sapientemente chitarre potenti e assoli, scream e cantato melodico, chorus accattivanti e ritmi martellanti senza scontentare nessuno e rendendo il lavoro ascoltabile in ogni sua parte.
Heafy si distoglie un po’ (ma non troppo) dall’imitare Hetfield e si concentra di più sulle sue notevoli doti canore e insieme a Beaulieau forma un duo di chitarre compatto e affiatato.
La partenza è pressoché devastante con una “Kirisute Gomen” di forte impatto che riassume tutti i valori che i Trivium metteranno in campo durante l’ascolto. Le canzoni risulteranno più strutturate che in passato anche se il songwriting ne risente in genuinità. “Torn between Scylla and Charybdis” è il giusto alternarsi di tutti gli elementi che la band sa mettere insieme: è una canzone thrash con inserti vocali core, quasi death, e un ritornello melodico molto epico. Dello stesso stampo è la successiva “Down From the Sky”.
Più vicina allo stile di “Ascendancy” e con una gomitatina emo è “Into the Mouth of Hell We March”. Tra una anonima “Throes of Perdition” e una ritmata “The Calamity” si ritorna a fare il verso ai Metallica in “Insurrection”. Più sperimentale risultano “He Who Spawned The Furies” e “Like Callisto to a Star in Heaven” con le loro parti rallentate quasi Doom e le atmosfere dark. Non è certo “The Prometheus and the Crucifix” il valore aggiunto dell’album mentre la chiusura spetta alla title track con ritornello da ballata, la strofa tirata e qualche pezzo di acustica qua e là. Ottimo il lavoro della batteria per tutti i 67 minuti di musica. Sublime il mixaggio e la produzione in toto.
Un lavoro costruito ad arte, non c’è che dire. Ruffiano nel suo prendere il meglio da quello che trova in giro, ammaliante nella disinvoltura col quale viene assemblato e suonato, accattivante per la capacità di gestire un pubblico vasto e neanche tanto eterogeneo.
Perfetto per quello che gli si richiede. Quasi finto da tanto è “politically correct” nell’accontentare i vecchi metallari con i jeans elasticizzati, gli headbangers con i bermudoni e gli “emocoristi” con il ciuffetto nero corvino. In fin dei conti qualcuno deve pur essere preso come termine di paragone.
Se alla Roadrunner fossero degli incompetenti in fatto di musica e talento certo non avrebbero al soldo tutti i grossi nomi sopracitati. Diamo quindi credito al talento del gruppo della Florida e prepariamoci ad ascoltare questo quarto studio album, il terzo per l’etichetta in questione.
Se nel 2004 avevano fatto il botto con il Metalcore di “Ascendancy”, la virata a 180° fatta nel successivo “The Crusade”, tendente al thrash, ha fatto accapponare la pelle per certi versi, pur rimanendo un prodotto che dimostrava appieno le capacità del gruppo. Un plagio stilistico, interpretativo e di personalità dei Metallica non può essere però totalmente negativo vista sia l’importanza del gruppo preso a paragone sia per le qualità espresse dai Trivium nell’attuarlo.
Ed ecco qui che ancora una volta l’occhio lunghissimo dell’etichetta olandese arriva a vedere e conseguentemente a promuovere tutto il potenziale dei Trivium. Un gruppo formato da membri giovanissimi che riescono con naturalezza a fondere in un unico prodotto il nuovo e il classico, l’innovazione musicale del genere Metal e la conservazione dei connotati più duri a morire del Hard Rock, uno stile al passo con i tempi e le sonorità più tradizionali.
"Shogun" è il non plus ultra degli album del nuovo millennio e i Trivium appaiono effettivamente come il fiore all’occhiello di una casa discografica sempre in prima fila quando si tratta di creare talenti, mode e pietre di paragone.
Lo stile dell’album richiama quindi entrambe le ultime due uscite mixando sapientemente chitarre potenti e assoli, scream e cantato melodico, chorus accattivanti e ritmi martellanti senza scontentare nessuno e rendendo il lavoro ascoltabile in ogni sua parte.
Heafy si distoglie un po’ (ma non troppo) dall’imitare Hetfield e si concentra di più sulle sue notevoli doti canore e insieme a Beaulieau forma un duo di chitarre compatto e affiatato.
La partenza è pressoché devastante con una “Kirisute Gomen” di forte impatto che riassume tutti i valori che i Trivium metteranno in campo durante l’ascolto. Le canzoni risulteranno più strutturate che in passato anche se il songwriting ne risente in genuinità. “Torn between Scylla and Charybdis” è il giusto alternarsi di tutti gli elementi che la band sa mettere insieme: è una canzone thrash con inserti vocali core, quasi death, e un ritornello melodico molto epico. Dello stesso stampo è la successiva “Down From the Sky”.
Più vicina allo stile di “Ascendancy” e con una gomitatina emo è “Into the Mouth of Hell We March”. Tra una anonima “Throes of Perdition” e una ritmata “The Calamity” si ritorna a fare il verso ai Metallica in “Insurrection”. Più sperimentale risultano “He Who Spawned The Furies” e “Like Callisto to a Star in Heaven” con le loro parti rallentate quasi Doom e le atmosfere dark. Non è certo “The Prometheus and the Crucifix” il valore aggiunto dell’album mentre la chiusura spetta alla title track con ritornello da ballata, la strofa tirata e qualche pezzo di acustica qua e là. Ottimo il lavoro della batteria per tutti i 67 minuti di musica. Sublime il mixaggio e la produzione in toto.
Un lavoro costruito ad arte, non c’è che dire. Ruffiano nel suo prendere il meglio da quello che trova in giro, ammaliante nella disinvoltura col quale viene assemblato e suonato, accattivante per la capacità di gestire un pubblico vasto e neanche tanto eterogeneo.
Perfetto per quello che gli si richiede. Quasi finto da tanto è “politically correct” nell’accontentare i vecchi metallari con i jeans elasticizzati, gli headbangers con i bermudoni e gli “emocoristi” con il ciuffetto nero corvino. In fin dei conti qualcuno deve pur essere preso come termine di paragone.
NMT
Voto: 7,5
Voto: 7,5
TRACKLIST:
01. Kirisute Gomen
02. Torn Between Scylla And Charybdis
03. Down From The Sky
04. Into The Mouth Of Hell We March
05. Throes Of Perdition
06. Insurrection
07. The Calamity
08. He Who Spawned The Furies
09. Of Prometheus And The Crucifix
10. Like Callisto To A Star In Heaven
11. Shogun
01. Kirisute Gomen
02. Torn Between Scylla And Charybdis
03. Down From The Sky
04. Into The Mouth Of Hell We March
05. Throes Of Perdition
06. Insurrection
07. The Calamity
08. He Who Spawned The Furies
09. Of Prometheus And The Crucifix
10. Like Callisto To A Star In Heaven
11. Shogun