Sesso, droga e rock n' roll. Uno stereotipo trito e ritrito, inflazionato, amato, odiato, abusato nonchè usurato. Ma mai ed assolutamente mai fuori moda. Nel bene o nel male, se ne parla sempre. C'è chi ne ha fatto un credo personale e chi invece ne sfrutta i concetti solo per accaparrarsi un posto al sole. I Buckcherry sono così, nè più nè meno. Le loro canzoni parlano spesso e volentieri del trittico più accostato al termine 'rock'. Sesso, droga e rock n' roll appunto.
"15" - il precedente album - è stato un boom incredibile, un successo commerciale che nemmeno la stessa band si sarebbe aspettata. "Crazy Bitch" un singolo trascinante, campione di vendite soprattutto nel campo delle suonerie (a quanto pare al giorno d'oggi il successo negli States si misura anche con questo dato).
Sull'onda di tutto ciò ecco quindi arrivare "Black Butterfly", nuovo lavoro di studio preceduto dal singolo "Too Drunk To Fuck" (censurato successivamente ed accorciato in "Too Drunk...") a rimarcare il trittico di cui sopra grazie allo spesso inscindibile binomio 'alcool e sesso'; "Black Butterfly" è il naturale erede di "15" tanto che alcuni maligni lo hanno già definito una raccolta di b-sides scartate perlappunto da "15", riproponendone in tutto e per tutto le tematiche costruite su rock accessibile e scanzonato che si divincola tra brani più ritmati - quali "Rescue Me", "Tired of You", "Imminent Bail Out" - e ballate romantiche decisamente solide ed accattivanti, inni sentimentali quali "Dreams" e "Don't Go Away".
"Black Butterfly" si rivela perciò un riflesso pandemico di "15" seppur di livello inferiore, consegnando ai propri fan esattamente il disco che ci si attendeva: che li si ami o li si odi, i Buckcherry sono questi. Sesso, droga e rock n' roll.