Un gruppo per molti caduto nel dimenticatoio gli Hoobastank ma che invece, dopo il successone-tormentone "The Reason" tratta dal secondo album, ha ancora voglia di mettersi in discussione con due album: "Every Man For Himself" uscito nel 2007 - che li ha portati ad un tour da co-headliner con i Velvet Revolver - ed il qui presente ultimo lavoro di studio "For(n)ever".
Il disco in questione non rivoluziona più di tanto il sound della band, da sempre caratterizzato da un rock alternativo di facile presa sull'ascoltatore, che strizza l'occhio soprattutto a quanto fatto dagli Incubus ma senza mai ottenere i medesimi risultati della band di Boyd e co.
Tuttavia bisogna dire che in quest'ultima loro prova si fa notare il raggiungimento di una certa maturità compositiva, con pezzi un pò più tirati - come promesso in precedenza dal cantante Doug Robb - ed altri più leggeri rivolti soprattutto al grande pubblico, ma non per questo scontati.
Se vengono un pò in mente i nuovi Papa Roach nella iniziale "My Turn", oppure i Lostprophets in "All About You", il quartetto mostra maggiormente la propria personalità nei pezzi più pacati, con ottimi risultati nel singolo "So Close, So Far" e "The Letter".
Un buon lavoro è fatto soprattutto dal chitarrista Dan Estrin, qua più attento alle sfumature ed ai piccoli particolari rispetto a quanto fatto in precedenza nelle passate produzioni; tutta da testare comunque la resa dal vivo dei pezzi, soprattutto per quanto riguarda le performance del singer Robb, bravo su disco ma in genere pessimo o perlomeno poco soddisfacente in sede live.
Nulla di scoinvolgente o innovativo questo "For(n)ever", ma si tratta tuttavia di un album che si lascia ascoltare molto facilmente senza stufare eccessivamente: potrebbe piacere a chi è alla ricerca di un qualcosa di non troppo complicato per le sue orecchie. Chi è in cerca di qualcosa di nuovo guardi invece altrove.