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CHRIS CORNELL
SCREAM

Ogni tanto quasi mi dispiace recensire un disco. Non per paura di dare un giudizio, che per quanto si tenda a tenere il più oggettivo possibile, risente sempre di gusti personali, simpatie, antipatie, esperienze passate. Perché disgraziatamente certe cose, come in questo caso certe musiche, che hanno fatto parte della tua vita non le vorresti mai sminuire e senti veramente contorcersi lo stomaco hai giudizi negativi di altre persone.
Ogni tanto mi sarebbe piaciuto rispondere a chi mi diceva “grande Springsteen” (nulla contro “The Boss” era solo un paragone illustre), si ma io conosco un tale che insieme a pochi altri è partito da Seattle ed ha cambiato la storia della musica lanciando un genere chiamato Grunge facendo da asse portante di band come Soundgarden e Temple of The Dog. Quel tizio, poliedrico quasi come Mike Patton (Faith No More, Peeping Tom, Tomahawk, Fantomas) si è poi unito a Tom Morello ed ai resti dei Rage Against The Machine, orfani De la Rocha, formando gli Audioslave, combo che era la quintessenza dell’unione tra crossover di protesta e suadente rock interpretativo.
Questo non comune personaggio ha anche “lavorato in proprio” sfornando due album da solista a distanza di quasi otto anni dato che il primo Euphoria Morning è datato 1999 e il successivo Carry On è del 2007. Nella sua “ solo career” Cornell ha sempre privilegiato sonorità rock molto meno dure di quelle messe in mostra nei gruppi dei quali ha fatto parte e, soprattutto, ha dato molto spazio alla parte propriamente poetica del suo sconfinato repertorio che straripante si è messa in mostra nelle romantic ballads presenti in entrambi i lavori.
I presupposti per attendersi un terzo capitolo del cantautore di Seattle ricco di sano acoustic rock c’erano tutti. Invece vi devo dire che l’album in oggetto non è un lavoro di Chriss Cornell. Non solo almeno. Qui ci ha messo le mani un certo Timbaland…
Come abbia fatto un rapper che ha pubblicato un solo disco nel 2005 (e non stiamo parlando di nulla che abbia spopolato) a diventare il più richiesto produttore in circolazione ancora mi sfugge. Se gente come Madonna, Elton John, Duran Duran, Linkin Park fanno la fila per lavorare con lui evidentemente deve essere bravo.
Anche dopo questo passo niente da dire, cosa c’è di meglio di un due talenti del genere che lavorano insieme? La voglia di strafare.
Niente da dire sulla voglia di sperimentare e tentare nuove strade e assorbire nuove contaminazioni ma una ruffianata acchiappa soldi sicuramente non rientra in questa categoria. Screm è una Ferrari assettata con il tuning più estremo stile Fast and Furious: una pacchianata gigantesca.
A prova di questo mio personale opinione metto in primis il mixaggio tra un brano e l’altro. Veramente di pessimo gusto e a discapito sia dei singoli brani che dell’intero lavoro.
Certo il singolone “Part of Me” è coinvolgente con la sua tiritera e il ritornello pop. Sarà un sicuro tormentone radiofonico e il suo video girerà a rotazione su tutte le emittenti musicali. Essendo l’opener siamo ancora dentro il plausibile. Addirittura il secondo brano, “Time”, pur mantenendo lo stesso mood possiede uno strato molto più sottile di ruffianaggine e risulta addirittura migliore. Poi con lo scorrere dell’album ci si rende conto che pezzi come “Sweet Revenge” e “Get Up” potrebbero essere di tutt’altra fattura se l’arrangiamento fosse diverso e non infarcito della digitalizzazione tipica delle uscite di Timbaland. Passato il piacevole capitolo di “Ground Zero” dove Chris sfoggia un po’ della sua mirabolante ugola, ma è la traccia più breve dell’album, troviamo “Never Far Away” che, pur rimanendo sul genere elettro-pop, rallenta molto il ritmo e mette in mostra una melodia più strutturata.
Il resto è quasi patetico da non citare neppure. Purtroppo scrivere così di un talento come Cornell mi dispiace ma è allucinante pensare che proprio lui fosse contento del suo prodotto. L’ha paragonato a The Wall dei Pink Floyd…
Per completare il quadro la ghost track mostra le vere capacità canore di Cornell messe a disposizione di un frizzante rock blues d’altri tempi.
Siamo arrivati a questo punto… dove un icona di quello che è stato uno dei movimenti tellurici più incisivi della storia del Rock, il Grunge, si ritrova a elemosinare consensi con un dischetto canticchiabile. Una “timbalata” costruita ad hoc.
D'altronde lo si vede dalla copertina: ma cosa c…o stai facendo Chris?!?!?

NMT
Voto: 4
TRACKLIST:

01.Part of me
02.Time
03.Sweet revenge
04.Get Up
05.Ground zero
06.Never far away
07.Take me alive
08.Long gone
09.Scream
10.Enemy
11.Other side of town
12.Climbing up the walls
13.Watch Out
14.Two drink minimum