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LACUNA COIL
SHALLOW LIFE
“Questo sarà il nostro album più rock…”. E’ così che Cristina Scabbia aveva annunciato qualche tempo fa l’imminente uscita di “Shallow life”, secondo album della “era americana” della band milanese. Dichiarazione che ha fatto sorridere un pò tutti, se pensiamo che, conti alla mano, il metal è sempre stata la componente meno evidente dei nostri, più avvezzi a sonorità pop e gothic.
Baggianate promozionali a parte, "Shallow Life" non si discosta più di tanto da quello che la band ha prodotto in passato; parliamo di canzoni strutturate su idee semplici e lineari, per la serie: strofa-ritornello-bridge-ritornello.
In realtà qualcosa all’interno della band è cambiata realmente. Primo: la produzione. I suoni della band sono lontani anni luce dai lavori a budget contenuto dei primi tempi, dopotutto per potersi muovere in una scena al alto tasso competitivo come quella americana bisogna perlomeno cercare di partire ad armi pari. Scelta che ha avuto un prezzo da pagare, o meglio, a pagarne le conseguenze è stato il vecchio producer Waldemar Sorychta, a cui è stato preferito Don Gilmore (noto per aver lavorato con band del calibro di Linkin Park e Pearl Jam), nettamente più adeguato del suo predecessore per seguire la metamorfosi sonora di Scabbia & co.
Secondo: la consapevolezza dei propri mezzi. I Lacuna Coil sono ormai pienamente consapevoli di essere i rappresentanti di punta della scena italiana (che possa piacere o no è così) e l’aver sempre creduto nelle cose che stavano facendo li ha portati a condividere il palco coi nomi altisonanti della scena metal e rock mondiale, accumulando un’esperienza sicuramente invidiabile.
La simbiosi di questi due fattori è cruciale nella lettura di questo “Shallow life”, album che reputo in linea con quanto la band ha già prodotto ma che ha il pregio di non esserne una mera imitazione.
La prima parte del disco è senza dubbio quello con maggiore grinta, su cui spiccano l’opener “Survive” e “I like it”. Tutto sommato il disco si presta ad essere ascoltato ed assimilato tutto d’un fiato, personalmente sono bastati due-tre ascolti per avere ben chiara l’intera tracklist.
Non saranno forse il gruppo più amato dagli italiani, ma l’istinto a tifare per qualcosa che viene dalla nostra penisola deve essere più forte delle invidie.
Come direbbe il buon Bruno Pizzul : “Alè Italia!”.
Salvatore Dragone
Voto: 6,5
TRACKLIST:

01. Survive
02. I Won't Tell You
03. Not Enough
04. I'm Not Afraid
05. I Like It
06. Underdog
07. The Pain
08. Spellbound
09. Wide Awake
10. The Maze
11. Unchained
12. Shallow Life