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THE CHARIOT
WARS AND RUMORS OF WARS
Ci sono molti tipi di battaglie. Il concetto stesso di guerra può essere esteso ad un vasto ventaglio di interpretazioni. Ma a volte, le più sanguinose sono quelle che si combattono dentro noi stessi, quando sentimenti contrastanti ed egualmente forti vanno in conflitto tra loro per acquisire la supremazia della nostra mente. Questo lo sa bene Josh Scogin (ex frontman dei Norma Jean), il quale ha redatto gran parte dei testi proprio su tale tema, per poi sputarli fuori con la stessa cristallina bravura di sempre; questo perché i The Chariot non sono mai partiti dal presupposto di sovvertire i canoni del genere, ma di produrre album metalcore che possedessero doti fondamentali e sacrosante quali  a. energia  b. autenticità  c. qualità.
Premettendo ciò, non bisogna sorprendersi se Wars and Rumors of Wars non brilla certo per originalità; ma dalla fulminante “Teach” (dove la voce di Josh esplode in tutta la sua potenza ripetendo “Victory is such a lonely word” tra continui alti e bassi di chitarre) e la successiva “Evolve” si avverte la caratura musicale di questo rabbioso quintetto, notevolmente migliorato dal caotico The Fiancée: la struttura sonora è più ragionata, prova che la band ha cercato di dare un senso ed una direzione al puro e semplice caos sonoro.
Con “Need” la band organizza una piccola rivolta in chiave punk, riprova che solo veri talenti riescono a dare spessore ad una traccia usando pochi minuti, al contrario di molte altre band che nella loro prolissità riescono a comunicare poco o nulla. “Impress” irrompe cataclismica per poi concludersi con dei rintocchi pieni di tensione, segno che non c’è tempo per respirare in questa battaglia, ogni secondo è prezioso per prepararsi ad un nuovo assalto…che arriva puntualmente con “Never I”, sbalzandoci tra riff velocissimi e breakdown polverizzanti per poi farci impattare contro Scogin in “Giveth”, un’autentica aggressione vocale dalla quale è difficile uscire indenni.
Non bisogna poi lasciarsi ingannare dalla quiete apparente di “Abandon”, è una quiete viva, elettrica, che “esplode” nel finale (un richiamo evidente alle atmosfere del capolavoro della vecchia band di Josh, ovvero Bless The Martyr and Kiss The Child dei Norma Jean). “Daggers” non è altro che ulteriore benzina sul fuoco creatosi nelle nostre sinapsi, il luogo dove l’assalto emotivo/sonoro portato avanti dalla band continua imperterrito (“War is only skin deep”, esclama Scogin).
Si presenta con un inquietante motivetto al piano di pochi secondi, si palesa con l’epicità e la drammaticità della fine della battaglia: è “Mrs. Montgomey Alabama III”, una tempesta di chitarre e furia elementare, che si spegne lentamente nella distorsione finale inglobando mente e corpo dell’ascoltatore, e lasciandoci lo spazio per osservare il risultato di questa metaforico conflitto: la guerra interiore è finita, e nessuno ne esce vincitore.
Gli unici vittoriosi sono proprio i The Chariot, i quali hanno scelto di stampare di proprio pugno le prime copie di questo lavoro per riempire di significato il supporto stesso che lo contiene.
Una magnifica prova di coerenza e lealtà che fuoriesce dai limiti della semplice produzione musicale la quale, come per il resto della loro carriera, anche in questo caso si è manifestata fedele a quelle sacre doti di cui si parlava in principio.
Matteo
Voto: 8
TRACKLIST:

01. Teach
02. Evolve
03. Need
04. Impress
05. Never I
06. Giveth
07. Abandon
08. Daggers
09. Oversea
10. Mrs. Montgomery Alabama III