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AS CITIES BURN
HELL OR HIGH WATER
Un'evoluzione, un cambiamento dovuto quello degli As Cities Burn che,dopo la dipartita del cantante per motivi personali, a seguito del successone del primo disco "Son, I Loved You at Your Darkest", hanno virato verso sonorità decisamente più rock, tralasciando da parte il post-hardcore più duro che li aveva portati alla ribalta.
Una decisione quella di procedere in quattro senza trovare un sostituto, con le parti vocali assegnate al chitarrista Cody, che ha iniziato a dare i suoi frutti due anni fa con "Come Now Sleep" che gettava le basi per il futuro della band della Lousiana, sulle quali è stato costruito questo nuovo lavoro.
"Hell Or High Water" mette bene a fuoco quali sono le caratteristiche di questo nuovo corso musicale del gruppo, che tanto si fa influenzare dall' ambiente indie e affini, con nomi come Sigur Ros e Radiohead presi come principalil punti di riferimento, mostrando una vena compositiva estroversa e versatile.
Traspare da ogni canzone il grande momento di forma e di grande creatività del quartetto che soprattutto non si sofferma mai su strutture ben precise ma stupisce con frequenti cambi di tempo, passando da distorsioni caotiche a delicati arpeggi, mantenendo sempre alto l'interesse dell'ascoltatore.
Ancora una volta è ottimo il lavoro fatto dai due chitarristi con le melodie, sempre originali, talvolta inconsuete ed inaspettate, che ben si coniugano con la sentita spiritualità delle liriche, essendo gli As Cities Burn una band cristiana.
La grande varietà di influenze riscontrabili nei vari pezzi crea forse un pò di discontinuità tra l'uno e l'altro, il che rende "Hell Or High Water" un disco magari difficile da digerire ad un primo ascolto, ma in fondo questa è una caratteristica comune a tutti i lavori della band.
Una maggiore compattezza ed unità aumenterebbe sicuramente l'impatto ed efficacia dell'album, ma è anche vero che la qualità e personalità di questi ragazzi è forte, si fa sentire, e non è sicuramente da mettere in discussione, perchè canzoni come “Into the Sea” e “Petty” bastano da sole a spazzar via ogni dubbio residuo.
Un ulteriore passo verso la maturità e verso il disco della definitiva consacrazione che speriamo non tardi ad arrivare.
Whitelocust
Voto: 7
TRACKLIST:

1.(Pregap hidden track)
2.'84 Sheepdog
3.Errand Rum
4.Into the Sea
5.Made too Pretty
6.Lady Blue
7.Petty
8.Daughter
9.Pirate Blues
10.Capo