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POISON THE WELL
THE TROPIC ROT
Cari affezionati degli avvelenatori di pozzi, venite a patti con l’evidenza una volta per tutte: il gruppo che ha regalato in successione album come The Opposite Of December, Tear From The Red e You Come Before You, veri e propri capisaldi stilistici che hanno (ri)definito i canoni di più di un genere ( nel loro caso la classificazione all’interno di una qualsivoglia branca del post-tutto è assurda e limitante), ha intrapreso anch’esso un tortuoso e non poco insidioso percorso di radicale mutamento sonoro a partire dal controverso Versions, album che ha diviso gran parte della critica e in maggior modo il pubblico; quindi un ritorno alle origini rimane, e rimarrà, una “bieca” utopia.
Perché mai bieca? Poiché fondamentalmente è ingiusto nei confronti di una band così talentuosa farsi limitare da quel conservatorismo che governa una solida parte dei loro ammiratori, i quali sono stati rapiti e conquistati dalla proposta dei loro primordi musicali e che da qualche anno continua a gran voce ad auspicarne un ritorno massiccio nella loro odierna produzione, più che mai ricca di sfaccettature e virata ad una decisa ribellione a qualsivoglia canone stilistico.
Come conferma di ciò abbiamo questo The Tropic Rot, un lavoro il cui contenuto potrebbe apparire non poco alieno ai devoti degli album sovracitati, ma per chi ha apprezzato la direzione del precedente diverrà una assoluta conferma di quanto i Poison The Well credano nella strada da loro intrapresa, muovendosi in una corrente carica di vari influssi stilistici che hanno levigato e trasformato il loro sound al punto tale che potremmo quasi definire la loro attuale proposta (lasciandoci prendere dall’orrenda tendenza giornalista della coniatura terminologica) una sorta di “Alterna-core”; lo testimoniano episodi come la soffocante “Pamplemousse” (dove un Moreira sempre più devoto alla melodia si incastona nelle sature distorsioni di Primack e Clifford), il folk decadente di “When You Lose I Lose As Well” e i riff di matrice grunge in “Who Doesn’t Love A Good Dismemberment?”. Seppur equilibrati dallo scream di Jeffrey, anche pezzi dal grande impatto come “Exist Underground”, “Cinema”, “Makeshift Clay You” (forse la più vicina al sound dei primi album) o l’inquietante “Antartica Inside of Me” risentono di tali molteplici influenze stilistiche, soprattutto quando le vocals indugiano sul pulito; inoltre, la voluta unione di drammaticità strumentale e melodia vocale dona al tutto un fascino particolare, degli stessi toni cromatici della copertina dell’album: un sentimento sporco, degradato e corrotto pervade il tutto, un sentore di ricordi rancidi ed offuscati dalle nebbie della rimozione aleggia su ogni traccia (le stesse chitarre di “Sparks It Will Rain” sembrano letteralmente cedere al peso di tale opprimente atmosfera); lo scenario stesso della foto è contenuto tutto in “Are You Anywhere?”: una nenia dal sentore tropicale decomposta da un chorus furioso e dissonante. Seppure la loro esecuzione su disco si sia fatta più mutevole e ostica che in precedenza, la capacità di comunicare e creare suggestioni nell’ascoltatore resta potente e cristallina, confermandosi come l’assoluto punto di forza (oltre che motrice del sound) di questa band proveniente dall’assolato sud della Florida, suggestioni che qui culminano con la traccia “Without You And One Other I Am Nothing”, perfetta chiusura di tale dramma in 11 parti.
Con la pubblicazione di The Tropic Rot i Poison The Well pongono una solida barriera tra loro e la scena musicale tutta, come a voler ricordare a critici, fan, e semplici ascoltatori occasionali come il loro linguaggio sia fuori da ogni tipo di classificazione. E se questo esige l’acuirsi di sentimenti di nostalgia e astio da una parte consistente dei loro fruitori, ebbene, così sia.
Matteo
Voto: 7,5
TRACKLIST:

01. Exist Underground
02. Sparks It Will Rain
03. Cinema
04. Pamplemousse
05. Who Doesn’t Love A Good Dismemberment?
06. Antartica Inside Me
07. When You Lose I Lose As Well
08. Celebrate The Pyre
09. Are You Anywhere?
10. Makeshift Clay You
11. Without You And One Other I Am Nothing