Personalmente non sono mai stato un grande fan dei The Blackout, soprattutto perché guardo oramai con diffidenza le continue “next big things” che ci vengono propinate dalla stampa britannica, che nella maggior parte dei casi si rivelano poi essere delle mere operazioni commerciali.
Tuttavia dopo aver appurato le loro qualità dal vivo, mi sono in parte ricreduto ed ho aspettato con curiosità questo loro nuovo lavoro, nella speranza di aver a che fare con un album degno della notorietà ottenuta dalla band.
Ebbene “The Best In Town” è un disco tutto sommato piacevole, ben curato in ogni minimo particolare, che non annoia l’ascoltatore risultando invece molto scorrevole, caratteristica da non sottovalutare.
In queste nuove 10 tracce viene riproposto quel mix tra emo, pop e hardcore che aveva fatto la fortuna del precedente “We Are Dinamyte” e che qui ci presenta una band in ottima forma, capace di alternare in maniera calibrata i vari episodi tra di loro.
Si parte subito con i ritmi sostenuti di “ShutTheFuckUppercut”, pezzo diretto di grande impatto che ci mostra già da subito quella che a mio avviso è una delle qualità migliori della band, ovvero la capacità di saper piazzare sempre il ritornello giusto nel momento giusto.
L’orecchiabilità di canzoni come “Save Our Selves” o “Top Of The World” è certamente un fattore a favore della band che vede nei continui botta e risposta tra i due cantanti il suo vero punto di forza, con linee melodiche più che mai efficaci ed azzeccate.
Nulla di nuovo sia chiaro, il gruppo gallese non rivoluziona del tutto la propria musica, però la perfeziona nei suoi punti chiave, proseguendo per la sua strada senza paura dei giudizi della gente ed ottenendo continui consensi, soprattutto in sede live dove il sestetto da vita a live-show davvero infuocati.
Molti storceranno ugualmente il naso  e snobberanno questo “The Best In Town” che invece grazie alla sua vitalità ed energia si potrebbe rivelare un buon compagno di viaggio durante queste vacanze estive e non solo.