Impossibile parlare di questa nuova fatica dei Taking Back Sunday senza spendere qualche parole sulla dipartita del chitarrista della band Fred Mascherino.
In questo disco manca il suo “tocco” nei riff di chitarra, manca la sua voce a supporto dei cori, mancherà la sua presenza scenica sul palco durante i  live. In poche parole una perdita importante che si fa sentire.
Tuttavia i fan però possono stare tranquilli, perchè in ogni caso i Taking Back Sunday rimangono uno dei gruppi di punta del panorama emo-rock internazionale.
Dopo un esordio col botto grazie al bellissimo "Tell All Your Friends" la band è stata accusata da molti di essere troppo mainstream, di essersi lasciata troppo cullare dall'onda del successo: critiche a mio parere ingiuste che hanno offuscato in parte i risultati di due ottimi album come "Where You Want To Be" e "Louder Now", che non hanno fatto altro che confermare il successo mondiale del quintetto.
"New Again" doveva rappresentare una nuova sfida, l'inizio di un nuovo ciclo con il chitarrista Matthew Fazzi, l'inizio di un rinnovamento che dopo 10 anni di attività si rendeva quasi necessario.
Dopo un lungo ascolto le sensazioni sono però quelle di un album che solo parzialmente è riuscito nel suo intento, e nonostante qualche buono spunto sul quale poter tracciare una nuova linea guida, rimane ancora troppo legato al passato della band.
Sempre presenti quelle melodie accattivanti ed orecchiabili a cui il quintetto ci aveva abituato, ed ineccepibile la performance del frontman Adam Lazzara, sempre in splendida forma, autore di prove energiche e versatili che non lasciano spazio ad alcun dubbio sulle sue qualità canore.
Chi si aspettava però dei cambiamenti un po’ più marcati nello stile del gruppo rimarrà a mio avviso deluso, poiché non si notano infatti molte varianti tra questo disco e il suo predecessore “Louder Now”, forse per una intesa non ancora perfettamente collaudata con il nuovo membro, oppure semplicemente per una preoccupante carenza di idee.
Sia chiaro che la situazione non è ne drastica ne irreparabile, canzoni come “Sink Into Me”, la riuscita “Swing” oppure la title-track faranno felici i seguaci di Lazzara e soci, ma per altri pezzi si ha invece una sensazione contraria, quasi come se dovessero svolgere una mera funzione “riempitiva”.
Un lavoro senza infamia e senza lode, ma personalmente da gente che ha saputo scrivere canzoni come “Cute Without The E” e “Set Phasers To Stun” mi aspettavo un po’ di più.