“This is the end my friend” avrebbe detto il buon Jim per commentare il testamento sonoro di una delle band più strane che la storia del metallo ricordi. “Infini” è infatti l’ultimo album dei canadesi Voivod e del defunto chitarrista Piggy, la cui prematura scomparsa ha minato irrimediabilmente il destino della band. Scelta comprensibile quella dei nostri, ma il dispiacere è tanto nel dire addio a un gruppo che ha contribuito nella crescita di un genere.
Questioni sentimentali a parte, è ora di parlare un po’ di quello che è questo “Infini”. Le coordinate stilistiche sono pressoché identiche agli ultimi lavori “Voivod” e “Katorz”, ovvero un metal al limite col rock contaminato da elementi progressive e alternative. Le parti di chitarra sono rimaste le stesse che Piggy ha registrato prima di lasciarci, non possiamo dire con certezza cosa sarebbe cambiato se il destino fosse stato più clemente ma all’ascolto aleggia una certa sensazione di incompiutezza che non riesco a scrollarmi di dosso. Per il resto devo dire invece che tutto suona maledettamente convincente e massiccio come il poderoso basso di  ‘Jasonic’ Newsted, qui davvero in grande spolvero. I pezzi sono zeppi di ottimi spunti e trovate non convenzionali che costituiscono il trademark del combo canadese. La prima parte dell’album poi è veramente brillante, ascoltare per credere gli episodi “God phones”, “Earthache” e “Global warning”. Non mancano all’appello dei brani a mo di riempitivo però possiamo tranquillamente soprassedere viste le circostanze.
“Infini” non ha le caratteristiche per rientrare nel cerchio dei capolavori della band ma consiglio comunque di dare un ascolto al loro ultimo atto. Cala il sipario, ci mancherete ragazzi.