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EVERY TIME I DIE
NEW JUNK AESTHETIC

Sono gli strambi amici del sabato sera, quelli che ti garantiscono la dose settimanale di vivaci imprevisti , tipo l’andare fuori strada dopo una incetta di bevande alcoliche a basso costo per poi ritrovarsi in una macchina distrutta con loro dietro che esclamano: “Cavolo, abbiamo finito la birra!”. Questi irriguardevoli e spregiudicati individui potrebbero benissimo essere gli Every Time I Die, adepti della vasta scena metal-core nella maniera più irrispettosa ed amena possibile, ovvero abbracciando ritmi che vanno dal rock’n’roll fino al southern rock dei peggiori redneck, e stringendo amicizie con gli individui più disparati, da Pete Wentz (Fall Out Boy) a Gerard Way (My Chemical Romance) passando per Dallas Green (Alexisonfire). Come si addice ad una compagnia spassosa, la loro cerchia di amici è sempre in crescita, e questo New Junk Aesthetic contribuirà di certo a rimpinguarla di individui alla ricerca di un sound fresco e dinamico che non paventi chissà quali pretese innovative.
Appoggiati dal produttore Steve Evetts (uomo di consumata esperienza in materia di band atipiche), la band produce forse uno dei loro lavori migliori, dove l’energia viene distillata e sintetizzata in 12 tracce equiparabili a delle vere e proprie “schegge sonore” dall’appeal irresistibile: partendo dall’intro distorto di “Roman Holiday” che confluisce in un brano dai ritmi massicci e dalla cadenza marziale, fino alla chiusura di “The Sweet Life” (una fenomenale party song che vede la partecipazione di Matt Caughthran dei The Bronx), si passa attraverso a scariche di adrenalina notevoli dove brilla il lavoro dei chitarristi Jordan Buckley ed Andy Williams, capaci di fondere le disparate influenze sonore sfornando un ampio bagaglio di riff, e dando vita a brani dove è la pura energia a predominare, come in “Who Invited The Russian Soldier?” (con un breakdown finale che richiama il sound di Hot Damn!, loro album d’esordio), “Organ Grinder”, e la diabolica accoppiata “For The Record”/”White Smoke”, dove fanno capolino delle ritmiche nevrotiche che farebbero fischiare le orecchie ai Dillinger Escape Plan, band prodotta dallo stesso Evetts e che vede uno dei suoi componenti (il vocalist Greg Puciato) partecipare al brano “The Marvelous Slut” come screamer di supporto. Non che Keith Buckley ne abbia effettivo bisogno; difatti, la prestazione vocale dello strambo frontman, ricca di sfaccettature e potenza, è la spinta essenziale per un adrenalinico connubio con il sound degli altri componenti; essa spicca soprattutto in brani particolari come “Wanderlust”, dove agli influssi Southern si incastona un ritornello tremendamente catchy, o in “After One Quarter of A Revolution”, dove la massiccia ritmica e le melodie granitiche la rendono forse uno degli episodi più violenti della loro discografia.
Supportato da un songwriting solido ed ispirato e da una produzione ottima, New Junk Aesthetic si candida ad essere uno dei migliori album degli Every Time I Die, un gruppo che ha sempre posto il divertimento alla base della propria proposta la quale, supportato da una vivacità sonora e lirica dalla carica quasi inesauribile, si conferma una delle più valide della scena.
E il fatto che a loro ciò fregherebbe meno di niente, li rende ancora più degni di lode.

Matteo
Voto: 7
TRACKLIST:

01. Roman Holiday
02. The Marvelous Slut (feat. Greg Puciato)
03. Who Invited The Russian Soldier?
04. Wanderlust
05. For The Record
06. White Smoke
07. Turtles All The Way Down
08. Organ Grinder
09. Host Disorder
10. After One Quarter Of A Revolution
11. The Sweet Life (feat. Matt Caughthran)