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INME
HERALD MOTH
Una carriera che certamente merita rispetto quella degli inglesi InMe, che conta quasi 13 anni di attività, inaugurata nel 2003 con un primo disco "Overgrow Eden" che seppe conquistare pubblico e critica grazie ad un post-grunge, di certo derivativo, ma dannatamente efficace, con ritornelli dall'impatto immediato sull'ascoltatore.
Come detto prima però ne è passato di tempo da quei giorni, nel frattempo sono usciti due buoni dischi come "White Butterfly" e "Daydream Anonymous", e ad oggi possiamo affermare con certezza che la musica è cambiata.
Si rimane quasi sorpresi dalla crescita di questi musicisti, maturati soprattutto sotto il profilo tecnico in modo da rendere più solida e completa la propria proposta musicale e lasciare più spazio ad influenze power/progressive che da sempre affascinano i componenti della band.
Questo quarto disco segna l’ingresso in pianta stabile nella lineup del secondo chitarrista Ben Konstantinovic, una scelta che si è resa quasi obbligatoria per dare man forte al cantante Dave McPherson nelle parti di chitarra, sempre più corpose e trascinanti, ricche di assoli e virtuosismi precisi ed azzeccati che rappresentano forse il vero punto di forza dell’album.
“Herald Moth”, registrato presso gli Chapel Studios dove fu registrato il primo album, riesce a combinare un sound metal a melodie più orecchiabili, dove dal punto di vista strumentale emergono le influenze di Opeth e Children Of Bodom, soprattutto nei riff, mentre per quanto riguarda le linee vocali, l’approccio è decisamente meno aggressivo e più moderato.
I risultati talvolta sono incoraggianti come in “You Won't Hear from Me Again” o “Captain Killjoy” e la ballata “All Terrain Vehicle” è un chiaro segno di un songwriting che si è migliorato nel tempo, mentre invece si storce un po’ il naso davanti al primo singolo “Single Of The Weak”, nel quale si trova una certa incoerenza tra il testo, che punta il dito contro l’influenza che il mercato musicale ha sull’operato di molte band, (il ritornello recita duramente “What’s This Shit On The Radio?”) e l’incedere quasi dance della canzone stessa, con un pesante utilizzo di synth.
“Herald Moth” è un disco comunque piacevole che forse necessiterebbe di un po’ più di continuità e compattezza, perché sono le singole canzoni a farsi apprezzare più che il risultato nel suo complesso e questo è un aspetto da non sottovalutare e su cui lavorare in futuro.
Whitelocust
Voto: 6,5
TRACKLIST:

01.You Won't Hear from Me Again
02.Belief Revival
03.Nova Armada
04.All Terrain Vehicle
05.Captain Killjoy
06.The Art of Moderation
07.Single of the Weak 
08.Ferocity in Desire 
09.Happy to Disappoint You 
10.I Will Honour You 
11.A Mouthful of Loose Teeth
12.Master Storm
13.Love's Heartless Jest
14.Secret Tragic Fiction
15.Far Reaching (Live Acoustic)