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THRICE
BEGGARS
Gli album dei Thrice non rientrano nella categoria di album che ti colpiscono ad un primo ascolto. Sicuramente stuzzicano l’interesse dell’ascoltatore per poi coinvolgerlo però lentamente, mostrando il proprio potenziale in maniera graduale, con numerose sfaccettature e caratteristiche che necessitano di particolare attenzione per essere apprezzate appieno.
Ed è proprio questa la forza della band, ovvero quella di produrre dischi che non stancano mai col passare del tempo, ma acquistano invece valore aggiunto col passare dello stesso, risultato certamente di un lavoro in fase di scrittura e registrazione curato nei minimi particolari, senza lasciare nulla al caso, sia che si tratti dei testi oppure dei suoni.
“Beggars” rappresenta tutto quanto detto finora, un lavoro con il quale il quartetto, dopo essersi cimentato con differenti stili musicali dal folk all’industrial nel precedente progetto “The Alchemy Index” (per chi ancora non lo conoscesse, quattro mini-album ispirati ai quattro elementi acqua, terra, fuoco, aria), ha voluto arrivare all’ascoltatore nella maniera più naturale e sincera possibile.
Musicalmente parlando si ha a che fare con un sound viscerale e tormentato, con atmosfere più cupe alle quali Dustin Kensrue da voce in maniera sofferta e malinconica, mettendo in risalto una qualità ma soprattutto sensibilità vocale fuori dal comune.
Abbiamo a che fare con un rock più tradizionale, che punta forse più sull’anima delle canzoni piuttosto che sulla corposità e ricchezza del suono, distaccandosi da quanto fatto dunque con gli ultimi due lavori, rispetto ai quali torna ad essere più presente la sezione ritmica, aggressiva e potente, mentre le chitarre si fanno più grezze e spoglie di quelle peculiarità, soprattutto in termini di sperimentazione e tecnica, che le hanno rese speciali in passato.
“The Weight” e “All the World is Mad” sono ottime canzoni, così come il blues di “Doublespeak” o la psichedelia di “Wood & Wire” ma non c’è da stupirsi perché basta passare in rassegna gli album della band dagli esordi fino ad oggi per capire quanto siano cresciuti artisticamente questi musicisti, e quale sia il livello di maturità da loro raggiunto.
“Beggars” per alcuni sarà più difficile da digerire in confronto ai suoi predecessori ma allo stesso tempo ci da la consapevolezza che qualunque sia la strada che i Thrice decideranno di intraprendere in futuro, di certo non rimarremo delusi perché la sola professionalità e dedizione di questi ragazzi al proprio lavoro è ormai garanzia di qualità. Ed è proprio questo solo uno dei numerosi aspetti che fanno dei Thrice una band “unica”.
Whitelocust
Voto: 8
TRACKLIST:

01. All the World is Mad
02. The Weight
03. Circles
04. Doublespeak
05. In Exile
06. At the Last
07. Wood & Wire
08. Talking Through Glass / We Move Like Swing Sets
09. The Great Exchange
10. Beggars