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CONVERGE
AXE TO FALL

La storia dei Converge è fatta di muri e quei muri sono composti di ossa, sangue e suono. Sono i ragazzi che popolano i loro concerti, quelle vive maree che si scagliano ed infrangono in un processo fisico/emotivo unico; il suono è ciò che le anima, una formula di hardcore, punk e metal che nel corso di un decennio si è andata evolvendo e perfezionando, crescendo insieme ai suoi fautori e fruitori. La storia musicale dei Converge è anche una montagna di cui è visibile l’apice già da anni, precisamente da quel 2001 che vide l’uscita di Jane Doe, un cataclisma dove lo spirito revisionista ed eclettico (leggesi anche come talento) dei componenti ha permesso ai generi sovra citati di tramutarsi in un evento musicale unico ed irriproducibile da alcuno, una pietra di paragone che ridefinisce termini come tragedia e passione distruggendo ogni barriera, sia lirica che musicale. Con i successivi You Fail Me e No Heroes un percorso ed una trilogia hanno visto il loro compimento, nel primo attraverso una spettrale e scarna lettera d’amore della band al sound del suo Monumento passato, nel secondo per mezzo di una rivalsa hardcore di fronte ad una decadenza sociale imperante. Chiuso un capitolo, Jacob, Nate, Ben e Kurt decidono di aprirne un altro, questa volta votato a rinsaldare e ridefinire le loro radici, quelle fondamenta che sorreggono pareti oramai divenute inattaccabili; con Axe To Fall, questi ragazzi di Boston hanno deciso di dare nuova linfa alla componente metal del loro sound. Una scelta coraggiosissima, per la quale hanno deciso di affiancarsi di ospiti d’eccezione, amici di vecchia data e leggende di una scena di cui essi stessi hanno contribuito a definirne i canoni. Quello che ne consegue è possibile figurarlo come un bisturi sonoro diretto alla giugulare dell’ascoltatore, e forse uno dei lavori più accessibili della loro discografia. Jacob Bannon cala un colpo d’ascia anche sul suo passato colmo di disperazione ( catalizzato in parti vocali che rasentavano una caustica incomunicabilità) cercando un approccio multiforme che si conforma alla nuova volontà di fronteggiare i suoi demoni personali dando luogo ad una rabbioso confronto con uno scream sempre viscerale ma più uniforme e regolato, per questo godibile anche per i meno avvezzi a tali sonorità.
L’opener “Dark Horse” è senza dubbio uno dei brani più immediati ed affabili della loro produzione, la perfetta dichiarazione d’intenti e schiaffo morale (oltre che musicale) alla massa di gruppi che si definiscono o vengono definiti metalcore, cosa che solo dei veri maestri del genere possono permettersi. “Reap What You Saw” è un altro affondo potente ed ispirato alla scena hardcore tutta, grazie anche al contributo di Sean Martin (ex-Hatebreed) che si incastra perfettamente tra la furia tecnica di Kurt Ballou e soci con un riff pregevole.
La titletrack, ricca di richiami al passato (soprattutto al sound di No Heroes) è il momento in cui il gruppo dichiara a gran voce il loro ritorno, con un rapido colpo di mannaia che funge da frattura con i brani precedenti e riportandoci nella dimensione più affine ai loro connotati, quella dove la velocità è carica di significato e dove non c’è spazio o tregua per l’ascoltatore; sono le chitarre di Ballou, pregne di richiami ad icone dell’heavy metal più estremo (Slayer, Obituary, Entombed) che conferiscono al tutto un fascino dai toni quasi nostalgici, e che riportano indietro le lancette dell’orologio ai loro acerbi e sorprendenti esordi. Discorso questo che si estende alla successiva “Effigy”, devastante esecuzione corale che vede coinvolti i membri dei Cave In, progetto parallello del batterista Ben Koller.
“Worms Will Feed” è l’oramai ricorrente episodio dove viene focalizzata la loro controparte sludge del loro sound, già affrontata in passato e qui riproposta con notevole ispirazione in questa marcia oscura e rabbiosa. Il suo collegamento diretto nel finale con la primordiale carica hardcore di “Wishing Well”, la quale si collega con la successiva “Damages”, pone in evidenza un'ulteriore peculiarità: i Converge non sono solo abilissimi musicisti, ma anche dei veri maestri nel saper creare un gioco di climax ed anticlimax che spiazzano l’ascoltatore, rendendo il tutto quanto più possibile profondo ed imprevedibile. Per questo dopo il dinamismo della traccia precedente, “Damages” appare ancora più cupa di quanto non lo sia già, dove la ritmica di Koller e Nate Newton unita alle chitarre di Ballou creano una traccia avvolgente e claustrofobica che si inserisce nell’olimpo delle loro produzioni migliori.
Con i pezzi successivi l’ascolto si fa ancora più spietato, poichè partendo da”Losing Battle” fino a “Slave Driver” ci si ritrova intrappolati in una “suite hardcore” dalla quale è impossibile uscirne indenni, dove l’equazione minutaggio ridotto / violenza maggiore è riproposta in tutta la sua bruta essenza.
Ed è a questo punto che arriva una brusca, e allo stesso tempo ragionata, inversione di marcia; “Cruel Bloom” si presenta con tutta la melanconica classicità di una ballata blues, con Steve Von Till (Neurosis) che partecipa con la sua voce rauca e profonda facendo scorgere, tra i vari richiami stilistici, la lunga ombra del grande Johnny Cash.
“Wretched World”. Molto ci sarebbe da dire su questo pezzo, è il cuore nascosto che si trova in ogni album dei Converge, l’apice emotivo di un dramma che dapprima trova sfogo nell’aggressione per poi sfociare straordinariamente nell’intimità di un brano dal sapore elettronico. Come già detto, molto ci sarebbe da dire, ma l’unico invito è ascoltare e cercare di cogliere quella sporca rosa che sorge tra le macerie di un mondo distrutto, e tentare di percepirne il lieve battito.
Spartiacque e nuovo punto di riferimento, Axe To Fall è soprattutto cesura suprema con un particolare approccio musicale (più fragile e sacro) per una solida presa di posizione propria di chi non ha più nulla da dimostrare; ma la loro storia è sempre fatta da quei muri di suono, sangue ed ossa, e fino a quando quelle pareti reggeranno, la distanza tra noi e tali icone di vivo furore sarà sempre una fragile transenna.

Matteo
Voto: 9
TRACKLIST:

01 Dark Horse
02 Reap What You Sow
03 Axe To Fall
04 Effigy
05 Worms Will Feed
06 Wishing Well
07 Damages
08 Losing Battle
09 Dead Beat
10 Cutter
11 Slave Driver
12 Cruel Bloom
13 Wretched World