Mi sono avvicinato a questo disco molto incuriosito ed attirato soprattutto dalla produzione di Joshua Homme (QOTSA, Kyuss ecc): ma appena parte il disco, mi trovo spiazzato. Al primo ascolto fatico ad apprendere bene.
Il disco è stato registrato in uno studio in mezzo al deserto e lo si percepisce subito al primo ascolto dai suoni: basta chiudere gli occhi per vedersi proprio lì in mezzo, tra un cactus ed una duna.
Al primo colpo, sento che mancano i riff dei vecchi Arctic Monkeys, quelli che mi si piantavano in testa e mi facevano muovere la gambetta; ma poi, ascoltandolo la seconda volta, i riff iniziano a delinearsi meglio e l'album inizia a piacermi parecchio.
Più che ricordarmi gli Artic Monkeys, questo disco mi ricorda i The Last Shadow Puppets, in special modo per via delle atmosfere che la tracklist trasmette: la struttura dei pezzi rimane piuttosto semplice, forte però di una produzione attenta ai suoni con molto utilizzo di riverberi vari che rimandano un pò alle ballate dei QOTSA: un esempio di questo può essere ritrovato in "Fire and the thud".
In altri pezzi si sentono ancora i vecchi Arctic Monkeys, come ad esempio sul singolo "Crying Lightning" ed in "Potion Approaching", con un riff iniziale pienamente in stile vecchi Monkeys.
"Humbug" è così un disco che cresce ad ogni ascolto, diventando sempre più bello: era certamente quello di cui avevano bisogno gli Arctic Monkeys per togliersi dalle spalle quell'etichetta di gruppo per ragazzini modaioli.
Hanno fatto il passo avanti e sono maturati: "Humbug" ne è la prova evidente ed inopinabile.
Ottimo lavoro.