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RAMMSTEIN
LIEBE IST FÜR ALLE DA

Nel panorama musicale odierno pochi sono i gruppi che possono vantare in egual misura sostenitori intrepidi e denigratori irriducibili. I Rammstein sono uno di questi. Osannati da più parti ai tempi dell’esordio "Sehnsucht", divenuti un vero e proprio fenomeno mediatico con "Mutter" e grazie ad incendiarie perfomance live, tornano con un nuovo lavoro dopo ben 4 anni dalla discussa accoppiata "Reise,Reise/Rosenrot" che per molti è stato un significativo passo verso una incolore presa di posizione in quelli che erano i loro canoni musicali.
Cosa può esserci di male in ciò? In pratica nulla, poiché sostenitori e denigratori avevano in egual misura di cui parlare. Ma in teoria (che in questo caso sta a significare la proposta musicale) cosa può comportare nell’ascoltatore “medio”? La risposta ci giunge da questo loro nuovo lavoro, caratterizzato come ai tempi di "Mutter" da quella sinistra ambivalenza tra dolcezza della presentazione (il titolo "Liebe Ist Fur Alle Da" sta a significare “ l’amore è qui per tutti”) e violenza della proposta. L’apertura di “Rammlied” ripropone la dichiarazione musicale degli intenti della band che richiama la passata “Rammstein”, di conseguenza troviamo i soliti riff distorti cuciti a basi di tastiere atmosferiche e tamarrissime, la solita voce cavernosa di Til Lindemann e le solite linee melodiche accattivanti.
Nella successiva “Ich Tu Dir Weh” il discorso della canzone precedente viene ripetuto quasi pedissequamente, sebbene tragga giovamento da un ritornello decisamente più azzeccato che si stampa in testa all’ascoltatore facendo passare in secondo piano la monotona struttura del pezzo. La formula si ripete nei brani successivi fino a “B********”, un brano cupo e pesante che lascia da parte i ritornelli catchy per un approccio che richiama i lavori passati. “Fruhling in Paris” è un episodio sorvolabile, una ballata mediocre che appare più come mero riempitivo; meglio il primo discusso singolo “Pussy”, il quale non per caso richiama la passata “Amerika” contenuto in "Reise, Reise": entrambi sono caratterizzati da un uso dell’inglese fortemente caratterizzato dal loro prepotente accento tedesco, con lo stesso risultato: un buon brano dal ritornello divertente, ma nulla più. La titletrack è un episodio potente di cui se ne sentiva il bisogno, soprattutto quando si arriva a metà disco e la maggior parte dei brani sono pedisseque ripetizioni stilistiche senza mordente.
“Mehr” e “Roter Sand” sono gli episodi migliori del disco, il primo dotato di inserti atmosferici di ottima fattura che impreziosiscono un brano ben costruito, mentre il secondo è una ballata qualitativamente superiore alla precedente, soprattutto sul piano strumentale.
Quindi abbiamo ancora una volta un lavoro ambivalente: per i fan accaniti sarà una buona conferma, mentre gli oppositori avranno nuove motivazioni per odiarli. In definitiva, l’album in se non lascia spazio a molte interpretazioni per l’ascoltatore “medio”, che si trova davanti un lavoro tutto sommato mediocre e non particolarmente ispirato, dove la band berlinese preferisce andare sul sicuro ripresentando quelle intuizioni vincenti che in passato resero così particolare la loro proposta.

Matteo

TRACKLIST:

01. Rammlied
02. Ich Tu Dir Weh
03. Waidmann's Heil
04. Haifisch
05. B******
06. Fruehling In Paris
07. Weiner Blut
08. Pussy
09. Liebe Ist Fur Alle Da
10. Mehr
11. Roter Sand