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WEEZER
RADITUDE

Partiamo da un presupposto fondamentale: i Weezer sono un gruppo che ultimamente sta seguendo la tristemente nota “parabola discendente”; in seguito ad un esordio fulminante con due album di grande fascino (“The Blue Album” e “Pinkerton”) che hanno saputo fondere l’attitudine pop dei Beach Boys, le ritmiche nevrotiche della scena alternative di metà anni ’90 e un’attitudine romantica nerd irresistibile, negli anni a seguire hanno consegnato alla loro nutrita schiera di fan lavori che si assestavano su livelli che variavano dal buono al discreto, presentando una formula sempre più amalgamata di singoli power pop dal ritornello facile ma dalla sostanza sempre più risicata (non mancano i ritorni a livelli eccellenti ,ad esempio “Make Believe” del 2005). Dopo un album omonimo uscito nel 2008 ricco di contraddizioni e scelte stilistiche dubbie votate a rivoluzionare la loro proposta, la band capitanata dall’ex-eterno timido Rivers Cuomo torna poco più di un anno dopo con questo Raditude che cerca di recuperare lì dove “The Red Album” aveva fallito; quindi si ritorna alle origini spingendo l’acceleratore sul ritornello smaccatamente pop e la costruzione basilare delle melodie.
Il primo singolo “I Want You To” è estremamente funzionale a tal proposito, anche se difficilmente reggerebbe il confronto con quelli degli album passati. Seguono “I’m Your Daddy” e “The Girl Got Hot”, due brani che non sfigurerebbero in un album di Lady Gaga per quanto siano accattivanti, ma di certo sono ben poca cosa per una band dalle grandi doti compositive come i Weezer; ecco infatti arrivare “Can’t Stop Partying”, brano che presenta più di un’affinità con la signorina Germanotta e che può rivaleggiare tranquillamente con la sua famigerata “Poker Face”; la canzone in sé funziona benissimo, meno quando appare Lil’ Wayne, ma ci si chiede come mai sia stata stravolta la versione originale (qualitativamente superiore) presente in Alone II, album solista di Rivers. “Put Me Back Together” e “Let It All Hang Out” ci riportano alla ispirata spontaneità degli esordi, ottima cosa considerando come proseguirà l’album, il quale tra episodi incolori (“Tripping Down The Freeway”, “In The Mall”) e variazione imbarazzanti (“Love Is The Answer”) si trascina stancamente alla fine, questa però affidata ad un gioiello intitolato “I Don’t Want Let You Go”, ballata intensa e struggente nella migliore tradizione di Cuomo, la quale però non sorprende affatto il fan medio, in quanto presente anch’essa nel lavoro solista sopra citato.
Lavoro raffazzonato ed altalenante, questo Raditude presentava già la sua sciatteria nei presupposti di un brutto titolo e di una copertina anche peggiore; non bastano pochi singoli azzeccati a fare un buon lavoro, soprattutto contando che gli episodi migliori sono meri ripescaggi.
Il disastro per ora è scongiurato, e i Weezer si limitano a consegnare ai loro fan il primo, vero, lavoro mediocre della loro carriera. Può sembrare una consolazione, ma a conti fatti, un vuoto tentativo di recuperare consensi è ancora più deprimente di un semplice brutto album.

Matteo
Voto: 5
TRACKLIST:

01 (If You're Wondering If I Want You To) I Want You To
02 I'm Your Daddy
03 The Girl Got Hot
04 Can't Stop Partying
05 Put Me Back Together
06 Trippin' Down The Freeway
07 Love Is the Answer
08 Let It All Hang Out
09 In the Mall
10 I Don't Want to Let You Go