Mi ero accostato all’ascolto di questo disco con le più grandi aspettative, vuoi per i toni pomposi con cui era stato presentato vuoi anche per il successo del precendente “The Great Cold Distance”.
Una volta messe le mani su “Night Is The New Day”, il cui artwork merita un plauso particolare, la mia prima sensazione nell’ascoltare i primi brani è riassumibile sinteticamente in un "tutto qui??".
Forse l’eccessiva aspettativa mi ha giocato un brutto scherzo, forse la frenesia dell’ascolto tipica di questo decennio mi ha impedito di entrare nell’universo dei Katatonia.
Qualche giorno dopo mi sono tornate in mente le parole di Jonas Renkse in una recente intervista in cui invitava a prestarsi a diversi ascolti, essendo questo un album difficile e più impegnativo del solito.
Così mi sono rituffato diverse volte in questo “Night is the new day” finchè non mi sono reso conto che quelle parole erano veritiere: a differenza di “The great cold distance”, in cui alcune canzoni spiccavano già al primo ascolto, i nuovi brani sono decisamente più atmosferici e onirici, data anche la presenza di passaggi più sperimentali stile post-rock,“costringendo” l’ascoltatore a calarsi quasi in uno stato di trance.
La bellezza dei pezzi è da rintracciare nella grande quantità di particolari in gioco messi in evidenza da una produzione cristallina che ne esalta ogni sfumatura. La calda voce di Renkse, prestazione maiuscola la sua, porterà la nostra mente verso paesaggi dai mille colori e odori, sensazione piacevole che mi ha accompagnato per tutto l’ascolto dell’album.
Tra i brani che rispecchiano maggiormente quello di cui dicevo prima troviamo sicuramente “Onward into battle” e “New night”, forti di una straordinaria componente emotiva. Tengo a precisare che “Night is the new day” difficilmente si presterà ad ascolti fugaci del tipo due canzoni e via, ma vi porterà spesso a ripercorrerlo nella sua interezza ogni qualvolta vi troverete a metterlo nel lettore.