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THE ALMOST
MONSTER, MONSTER

All’inizio erano un po’ come una valvola di sfogo per il loro frontman Aaron Gillespie, ovvero il batterista degli Underoath che nella sua band principale non poteva, per ovvi motivi, dare voce al suo background musicale fatto di Foo Fighters, Coldplay e Oasis.
Oggi invece sono una band a tutti gli effetti che con questo secondo album “Monster Monster” ci propone dell’ottimo rock melodico che pur mantenendo alcuni tratti emo del suo predecessore vuole esplorare anche territori diversi dal southern-rock all’indie più “british style”.
Rispetto a 3 anni fa la band si dimostra sicuramente più matura ed ascoltando queste dodici tracce si ha la sensazione che lo stesso legame, la stessa intesa tra questi quattro musicisti si sia fatta più forte, con una maggiore presa di coscienza delle proprie capacità e predisposizione a soluzioni sempre differenziate che contribuiscono a rendere il risultato finale molto più piacevole ed accessibile.
La titletrack iniziale riprende un po’ il discorso interrotto con il primo lavoro grazie al suo riff incalzante che apre le danze in maniera energica delineando quelli che sono i tempi entro i quali si esprime la musica del quartetto, sempre piuttosto moderata nel suo alternare momenti più soft ad altri in cui invece la pressione del piede sul pedale del distorsore si fa più decisa.
Il primo singolo “Hands” è solo uno dei tanti brani, presenti nel disco, dal forte potenziale radiofonico, trascinati da ritornelli quasi sempre azzeccati e di facile presa, che ci mostrano un Gillespie in grande spolvero.
Il cantante/batterista mostra il suo lato migliore soprattutto nelle parentesi acustiche di “No I Don’t” e “Monster” con le quali si possono apprezzare al meglio le sue grandi doti canore, grazie a linee vocali pulite che mettono ancora più in risalto la bellezza della sua voce, ma anche doti interpretative, attraverso liriche intense ed emozionanti con le quali il giovane musicista si vuole fare portavoce di diverse storie, di diverse situazioni della vita di tutti i giorni.
“Monster, Monster” è in definitiva un buon album che potrà riservare piacevoli sorprese agli amanti del rock, dunque da non sottovalutare anche se tutto sommato va ascoltato senza troppe pretese, perché nonostante la buona volontà di questi ragazzi il paragone con la band di Dave Grohl risulta ancora “troppo” azzardato.

Whitelocust
Voto: 6,5
TRACKLIST:

01.Monster, Monster
02. Lonely Wheel
03. No I Don't
04. Hands
05. Young Again
06. Summer, Summer
07. Hand Grenade
08. Books & Books
09. Souls On Ten
10. Want To
11. Get Through
12. Monster