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HADOUKEN!
FOR THE MASSES

Bisogna dirlo, non ci sono più i videogames di una volta. Quelli con i quali potevi passare intere estati senza annoiarti mai, sfidando i tuoi amici ad incontri interminabili che sfociavano molte volte in vere e proprie risse, oppure tentando di effettuare colpi speciali premendo i pulsanti del joystick a casaccio.
Ma per un colpo come l’hadouken la precisione era necessaria; il risultato era quella palla di fuoco che, quando si ha 8 anni non la si vede come un mucchio di frames, ma come qualcosa che meritasse l’appellativo di “figata!”. Naturalmente si parla di Street Fighter, il picchiaduro più famoso del mondo, dal quale questo gruppo di londinesi hanno preso il loro moniker.
Gli Hadouken! (con il punto esclamativo) sono letteralmente esplosi quasi 2 anni fa con un album intitolato Music For An Accellerated Culture, piccolo manifesto di quell’ennesimo movimento musicale inglese immediatamente incensato da stampa e pubblico: un connubio bislacco tra indie e grime (altro stile bislacco che fonde hip hop con generi quali dance e drum and bass) chiamato Grindie o, da qualche esaltato, New Rave. Tutto sommato, la carica eversiva del genere unito alla sua componente “ballabile” risultava gradevole e ben dosato, e il gruppo fece dell’eccesso il suo punto di forza, generando una vera e propria moda tra i giovanissimi in cerca di un compromesso tra rave e carica rock. Senza dubbio il termine “cool!” (ovvero  “figo!”) è stato usato molte volte per descriverli.
Ma ora, dopo che il botto si è consumato in tutto il suo fragore, costa resta? Arriva così For The Masses, prodotto dai Noisia (pigmalioni della DnB made in Paesi Bassi) che riprende esattamente dove l’album precedente ci aveva lasciato. Partendo dalla energica “Rebirth”, ci si muove in un pastume coloratissimo di techno, rap, dance e rock; “Turn The Lights Out” e “M.A.D.” sembrano b-sides prese da un album dei Mindless Self Indulgence, dove la sgargiante follia di questi ultimi viene riproposta ma senza neanche l’ombra del talento del gruppo capitanato da Jimmy Urine.
Il resto si trascina piuttosto mollemente, e tra il disco- punk di “House Is Falling” e l’accattivante tappeto di synth di “Ugly”, resta ben poco che colpisca davvero l’ascoltatore. A tratti questo melting pot di generi è non poco indigesto (“Mic Check”) mentre in alcuni casi appare imbarazzante per quanto sia pacchiano e privo di stile (“Bombshock”). “Lost” è l’unica traccia davvero convincente, dove il vocoder e un sample particolarmente azzeccato donano al brano un’intensità ed un’energia notevoli. Nel complesso, questo album appare troppo veicolato ad un ambiente dove il sound viene messo in secondo piano da ben altre pratiche (leggi: “sostanze”) per essere davvero apprezzato da un orecchio attento, sensibile alle trovate sonore di cattivo gusto e ai riempitivi privi di spessore. Un vero peccato, perché tutto sommato gli Hadouken! posseggono un sound accattivante, ma se ritengono di appoggiarsi perennemente al fattore “figata” senza creare una proposta musicale solida, potrebbero finire per essere una bislacca parentesi piuttosto che un culto degno di stima.

Matteo
Voto: 5
TRACKLIST:

01. Rebirth
02. Turn The Lights Out
03. M.A.D.
04. Evil
05. House Is Falling Down
06. Mic Check
07. Ugly
08. Bombshock
09. Play The Night
10. Lost