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THE BLED
HEAT FETISH
Non sono mai stato fan dei The Bled, devo ammetterlo, ma ne ho sempre avuto gran rispetto. Questo è dovuto principalmente al fatto che anni fa buttarono fuori un lavoro come “Found in the flood”, un disco che secondo me aveva il suo bel perché. La cosa che mi portò ad ascoltare quell’album è che ha dalla sua la produzione di un certo Mark Trombino, uno che difficilmente sbaglia un colpo e che, anzi, quando può trasforma il metallo in oro. Credo abbia “fallito” solo una volta, da che tengo il conto,  ma il prodotto in questione è “Arrivals & departures” dei Silverstein, quindi è più che lecito non prendersela con uno che di lavoro fa il produttore e non il mago.
Ad ogni modo, mi approccio a questo nuovissimo “Heat fetish” con orecchio verginissimo, essendo il sopracitato “Found in the flood” l’unico album targato The Bled che io abbia mai sentito. Questa volta alla produzione c’è il per me sconosciuto Fernando Rivas e la band stessa presenta notevoli cambiamenti rispetto al passato, essendosi rinnovata di 3/5 proprio prima dell’uscita del disco in questione. Mosse azzeccate?
Ascoltando le dodici tracce di questo disco direi di sì. Dovendo descrivere quello che ho nelle orecchie direi che siamo al cospetto di un più che discreto disco HC di nuova generazione o post-HC che dir si voglia, quella roba insomma che io proprio non ce la faccio a definire metalcore, sebbene per molti lo sia. Il suono tuttavia è quello lì, a cavallo tra gli Underøath degli ultimi tempi, i buoni e cari Refused e le parentesi caotiche che strizzano l’occhio ai Dillinger Escape Plan. Tutto, ovviamente, con le dovute proporzioni.
Si parte decisamente bene, le prime tracce hanno la giusta violenza e personalità per non scivolare immediatamente nel limbo di un genere ormai ultra saturo. Non c’è molto spazio per la melodia, almeno nel principio, e quando il cantato non è in screaming il riferimento passa più ai Glassjaw che non alle sopracitate band. Il tutto fila comunque via bello aggressivo fino a “Need new conspirators”, che apre una parte centrale dove gli inserti melodici si fanno un po’ più presenti e decisamente meno ricercati nello stile. Il calo nel ritmo c’è, ma non è drastico e comunque il tutto si tiene su livelli qualitativi piuttosto buoni, dando anche un po’ di varietà ad un prodotto che sulla lunga distanza avrebbe potuto stancare. “Heat fetish” invece non stanca affatto e tiene bene fino alla fine. “Night Errors”, la penultima traccia, è forse la migliore del disco e traghetta il tutto alla conclusiva “Crawling Home”, forse unico vero clichè del lavoro. A questo punto, però, qualcosa si può anche concedere.
Tirando le somme direi che con questo disco i The Bled sfornano un buon prodotto, credibile e non eccessivamente scontato. La cosa buona e non da poco è che la tecnica c’è ed i pezzi sono di conseguenza suonati veramente come si deve, oltre che ben prodotti.
E’ presto per fare classifiche, ma in questo 2010 di un disco così si sentiva il bisogno. Almeno dalle mie parti.
Manq
Voto: 7,5
TRACKLIST:

01 – Devolver
02 – Mouthbreather
03 – Running through walls
04 – Smoke breaks
05 – Need new conspirators
06 – Shouting fire in a crode room
07 – Needs
08 – Meet me in the bone orchard
09 – Crowbait
10 – When exiting your vehicle
11 – Night errors
12 – Crawling home