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DEMON HUNTER
THE WORLD IS A THORN
Esistono definizioni in musica che, nonostante siano diventate quasi di uso comune, non perdono mai la loro fondante dissonanza. Una di queste è “Christian Metal”.
Nel 2010 non ha più senso scandalizzarsi nell’ascoltare una band di sanguigni e brutali figuri che inneggiano ai testi sacri ed esistono altresì specifiche etichette che possiedono un nutrito catalogo di gruppi di tal genere. Una di queste è la Solid State, che vede tra le sue fila band affermate come Underoath, The Chariot, August Burns Red, i mai troppo compianti Norma Jean di "Bless The Martyr and Kiss The Child" (giusto per citare i migliori); anche i Demon Hunter appartengono a questa cerchia di capostipiti del genere, che con "The World Is A Thorn" giungono al loro quinto album in studio.
La proposta, fondamentalmente, è sempre la stessa: metalcore, metalcore ed ancora metalcore. La vera differenza sta nella produzione, che si è fatta sempre più ricercata ed accurata (con tutti i pro e i contro del caso) e in una evidente mancanza di ispirazione.
Se "The Triptych" del 2005 presentava un gruppo potente che sorprendeva con pochi fronzoli, ora abbiamo un lavoro pretenzioso che non sorprende in alcun modo, non possiede brani di spicco o momenti che spiazzano l’ascoltatore; chi è avvezzo a tali sonorità, molto presto potrebbe avvertire una noia pungente scandita dallo scorrere dei brani i quali possiedono fondamentalmente lo stesso schema ripetuto per 9 volte, ovvero chitarre taglienti che poi sfociano in ritornelli catchy in pulito prima di concludersi con: a. qualche break down b. break down contornato da monotoni assoli di chitarra. Anche le varie apparizioni speciali (vedi Bjorn Strid dei Soilwork in “Collapsing” ) sono anonime ed incolori, e portano a chiedersi quale valore aggiunto volessero mai dare in un simile contesto.
L’arrivo della title-track dopo la solita, irritante e muffosa ballatona rock (“Driving Nails”) appare come un fulmine a ciel sereno: diretta, violenta, senza fronzoli, un momento di “semplice” furia che non ha alcun bisogno dei compromessi radiofonici dei brani precedenti.
Purtroppo, è solo un fugace attimo, e con “Tie This Around Your Neck” la solfa riprende, fino a culminare nella inevitabile e dimenticabile chiusura lenta che funge da anticlimax (“Blood In The Tears”) ma che qui conferma quella che dal primo brano era partita come la “sagra degli stereotipi”.
E’ un vero peccato che quanto ci fosse di buono in loro sia stato penalizzato da un lavoro di così basso livello, gettandoli in quella amorfa e spersonalizzante massa di gruppi clone le cui note si fondono e confondono nello stesso, mediocre, suono.
Matteo
Voto: 4,5
TRACKLIST:

01. Descending Upon Us
02. LifeWar
03. Collapsing
04. This Is The Line
05. Driving Nails
06. The World Is A Thorn
07. Tie This Around Your Neck
08. Just Breathe
09. Shallow Water
10. Feel As Though You Could
11. Blood In The Tears