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MY OWN PRIVATE ALASKA
AMEN
Il primo disco dei My Own Private Alaska io lo aspettavo da un bel po’ e chi legge quello che scrivo se ne sarà probabilmente accorto in occasione dell’intervista che ebbi modo di fare loro lo scorso Agosto. Mai come in questo caso credo che una piccola introduzione alla band sia d’obbligo, non ritenedoli particolarmente conosciuti (magari mi sbaglio, eh), quindi ecco tre note su di loro. Siamo al cospetto di un trio. Non si tratta però della classica formazione chitarra, basso e batteria, ma bensì di una più non convenzionale unione di pianoforte, batteria e urla e già questo dovrebbe incuriosire. La seconda cosa a mio modo di vedere inusuale è che questi tre ragazzi arrivano dalla Francia. La terza è che da molti sono definiti come “un’infelice via di mezzo tra Chopin, Nirvana, Danny Elfman ed Envy” e se a questo punto non vi è venuta almeno la curiosità di ascoltarli, beh, non proseguite nella lettura per piacere.
Il disco in uscita si intitola Amen ed è la prima prova su lunga distanza per il terzetto, costretto a misurare la “limitata” finestra di suoni a disposizione con un opera di un’ora esatta che quindi deve, in prima istanza, riuscire a non suonare ripetitiva. A questo scopo quindi vengono prese alcune precauzioni, soprattutto legate alla modulazione della voce e all’alternanza di urla, cantato pulito e quel parlato/sussurrato che spesso ricorre negli ultimi Envy. Alla batteria viene qui e la aggiunto qualche effetto, così come al piano, ma nulla che esuli o snaturi il suono originale della band. Lo stile è lo stesso, ma all’opera viene data maggiore profondità e l’operazione svolta da Ross Robinson centra a mio avviso l’obbiettivo, portando tutti i pezzi, soprattutto quelli che già si conoscevano perché rilasciati in versione “primitiva” con il primo EP, su un altro piano più alto e complesso. Il disco si apre con “Anchorage” e secondo me, in partenza, tocca subito il suo apice. La melodia di piano è malinconica, la voce alterna benissimo momenti di quiete a sfoghi tremendi e la batteria costruisce una ritmica precisa e travolgente quando serve. Saranno anche gusti personali, non ci piove, ma trovo questo tipo di suono tremendamente coinvolgente da un punto di vista squisitamente emotivo. La famosa “pelle d’oca” per capirci. Si continua con “After you”, canzone utilizzata per il video di lancio del disco e con la vecchia conoscenza “Die for me (If I say please)” che, come accennavo, in questa occasione trova una nuova vita grazie a soluzioni più articolate nel suono e nella struttura del brano.
A metà disco il trio francese snocciola il personalissimo tributo ai Nirvana, con una straordinaria (e non solo nel senso letterale del termine) versione di “Where did you sleep last night”. La carica che scaturisce da un suono apparentemente così’ scarno è inimmaginabile. “I’m an Island” e la title track “Amen” costituiscono il nucleo meno accessibile del lavoro. Le ritmiche si fanno più complesse, la struttura dei pezzi più intricata e le melodie non sempre facili da identificare. C’è tanta violenza, però, e quella non si può non percepirla. A questo punto l’album subisce forse un fisiologico calo, ma “Just like you and I” riporta tutto ai livelli iniziali prima della straziante, ma bellissima conclusione lasciata a “Ode to silence”.
Probabilmente qualcuno dirà che non c’è nulla di nuovo in questo progetto. Che “I Tiziocaioesempronio già lo facevano nel 1993 e pure meglio di questi qui”, però per quel che mi riguarda i My own private Alaska sono quanto di più fresco ed interessante proposto dal panorama “emotional hardcore” negli ultimi anni. Non è solo il lato “innovativo” ad interessarmi, però. Che mi colpisce è l’intensità, la carica e la passione che riescono a trasmettere questi tre ragazzi. Saper tenere il palco dei Metallica in tre, senza chitarre e suonando seduti vorrà pur dire qualcosa, no?
Manq
Voto: 9
TRACKLIST:

01 – Anchorage
02 – After you
03 – Die for me (If I say please)
04 – Broken army
05 – Where did you sleep last night?
06 – I’m an island
07 – Amen
08 – Kill me twice
09 – Page of a dictionary
10 – Just like you and I
11 – Ode to silence