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SLASH
SLASH
L’attesissimo debutto solista di Slash, complice il forzato stand-by dei Velvet Revolver sempre alla disperata ricerca di un cantante, giunge nelle nostre mani - o meglio orecchie - dopo un susseguirsi vorticoso di rumors e notizie circa la sua natura. Ad alimentare ulteriormente la curiosità degli appassionati di tutto il mondo è infatti il coinvolgimento di icone, del rock e non, nella realizzazione dei brani presenti nel disco: parliamo di gente come Ozzy, Lemmy, Iggy Pop, Ian Astbury, Chris Cornell, ecc ecc, mica i primi novellini insomma.
La volontà di circondarsi di tutte queste stelle è stata una scelta del tutto naturale, secondo quanto detto dallo stesso Slash che ricordava come dopo aver scritto ogni pezzo immaginava chi sarebbe stato perfetto ad interpretarlo.
Cosa aspettarsi dunque da questo disco? Personalmente non mi attendevo nulla di rivoluzionario o sconvolgente, cosa che il nostro buon Saul Hudson ha già dimostrato diverse volte in passato, ma più semplicemente un album onesto e di buon rock & roll.
“Slash” è tutto questo, ovvero lo specchio di un artista immenso che riesce continuamente a reinventarsi senza perdere il suo stile unico e inconfondibile: penso immediatamente a brani come la strumentale “Watch this” (feat. Dave Grohl e Duff McKagan) o “Nothing to say” (feat. M. Shadows) che sorprendono positivamente mostrandoci uno Slash quasi inedito.
Tra gli episodi che più mi hanno impressionato figurano nelle prime posizioni quelli con i “vecchietti”: “Ghost” (feat. Ian Astbury), “Doctor Alibi” (feat. Lemmy), "Crucify the dead" (feat. Ozzy, il cui testo è una versione personale della fine dei Guns secondo il Madman) e “We’re all gonna die” (feat. Iggy Pop) sprigionano un’energia davvero incontenibile che se ne infischia di quanto dice la carta d’ identità dei soggetti in questione.
Ovviamente ciò non toglie che anche gli altri pezzi contenuti nel disco siano di ottima qualità, su tutti la zeppeliniana “By the sword” (feat. Andrew Stockdale) o “Back from cali” e “Starlight” interpretate dal quel fenomeno vocale di Myles Kennedy, a dimostrazione di come Slash riesca sempre ad estrarre dal (suo)cilindro riff mai banali.
Fin qui staremmo parlando di un disco pressoché perfetto se non fosse che effettivamente qualche punto debole c’è e in questo caso mi riferisco ai pezzi più soft, come quella “Gotten” (feat. Adam Levine) che sarebbe stata decisamente meglio su un disco dei Maroon 5. Mi sento tuttavia di salvare “Promise” che, per quanto ruffiana sia, spicca sempre per l’ottima interpretazione di Chris Cornell, il quale in realtà mi sarei augurato di trovare su qualche pezzo più tirato.
“Slash” è quindi il ritratto definitivo della personalità di uno dei più grandi musicisti di sempre, il quale, grazie alla sua inseparabile Gibson Les Paul, ci regala autentiche pennellate d’autore.
Salvatore Dragone
Voto: 8
TRACKLIST:

01. Ghost (Ian Astbury)
02. Crucify The Dead (Ozzy Osbourne)
03. Beautiful Dangerous (Fergie)
04. Back From Cali (Myles Kennedy)
05. Promise (Chris Cornell)
06. By The Sword (Andrew Stockdale of Wolfmother)
07. Gotten (Adam Levine)
08. Doctor Alibi (Lemmy Kilmister)
09. Watch This (Dave Grohl/Duff McKagan)
10. I Hold On (Kid Rock)
11. Nothing To Say (M Shadows)
12. Starlight (Myles Kennedy)
13. Saint Is A Sinner Too (Rocco De Luca)
14. We're All Gonna Die (Iggy Pop)