Dal 6 ottobre riparte GROOVE BOX
su Radio Lupo Solitario 90,7 FM!
La trasmissione andrà in onda ogni Giovedi dalle 20 alle 21!
La trasmissione andrà in onda ogni Giovedi dalle 20 alle 21!
Per contattarci in diretta:
sms: (+39) 334 2247977
E-mail: onair@radiolupo.it
sms: (+39) 334 2247977
E-mail: onair@radiolupo.it
BULLET FOR MY VALENTINE
FEVER
FEVER
La nostalgia è forse l’arma più subdola del mondo. E anche la più vendibile. Lo sanno bene i Bullet For My Valentine, che nel 2005 esordirono con un prepotente richiamo a generi quali heavy metal, hard rock e glam amalgamati in salsa metalcore intitolato The Poison . Un lavoro, checché ne dicano i numerosissimi detrattori, di ottima fattura e notevole per un gruppo esordiente.
Dopo aver frantumato classifiche e cuori (anche grazie ai testi del frontman/chitarrista Matt Tuck pregni di romanticheria spiccia), nel 2008 la lama a doppio taglio del “fattore nostalgia” scocca il suo primo affondo con il loffio "Scream, Aim, Fire"; il gruppo è risucchiato dagli stessi stilemi che contribuirono al loro successo passato, dando alle stampe un album incolore e schiacciato da una mancanza di ispirazione devastante, dove la citazione musicale assume quasi il connotato del plagio.
L’uscita di "Fever" a questo punto segna una piccola svolta, dove questi giovinotti britannici devono provare di riuscire a far prevalere la personalità e non risultare solo una vendibile proposta derivativa.
L’opener “Your Betrayal” riesce dove il precedente singolo “Scream, Aim, Fire” aveva fallito: compiacere ed esaltare l’ascoltatore con un’energica escalation di riff, senza peccare per eccessivi tecnicismi.
Le successive “Fever” e “The Last Fight” proseguono sulla stessa scia: grande carica, ottima tecnica, e una innata propensione anthemica.
Sorprende l’inevitabile ballata “A Place Where You Belong”, che oltre a rimarcare l’inettitudine di Tuck come paroliere, ribadisce come i BFMV posseggano un grande talento nel saper coniugare melodia e furia con naturalezza.
E per una volta, la produzione stellare di Don Gilmore (pigmalione dei Linkin Park e altri “artisti” discutibili) è votata ad evidenziare ogni componente del gruppo e il suo strumento incrementando la coesione dell’opera tutta, cosa evidente soprattutto nell’ottima “Alone”, dove la parte orchestrale non sovrasta mai il riffing dell’accoppiata Tuck/Paget.
Nonostante la debole seconda ballata “Bittersweet Memories” e un pezzo pregno di auto-plagi come “Breaking Out, Breaking Down”, "Fever" riesce a confermare non solo il talento di questa band, ma a segnare la loro definitiva vittoria nell’eterno scontro tra derivazione e personalità grazie ad una tenace ricerca dell’equilibrio.
Dopo aver frantumato classifiche e cuori (anche grazie ai testi del frontman/chitarrista Matt Tuck pregni di romanticheria spiccia), nel 2008 la lama a doppio taglio del “fattore nostalgia” scocca il suo primo affondo con il loffio "Scream, Aim, Fire"; il gruppo è risucchiato dagli stessi stilemi che contribuirono al loro successo passato, dando alle stampe un album incolore e schiacciato da una mancanza di ispirazione devastante, dove la citazione musicale assume quasi il connotato del plagio.
L’uscita di "Fever" a questo punto segna una piccola svolta, dove questi giovinotti britannici devono provare di riuscire a far prevalere la personalità e non risultare solo una vendibile proposta derivativa.
L’opener “Your Betrayal” riesce dove il precedente singolo “Scream, Aim, Fire” aveva fallito: compiacere ed esaltare l’ascoltatore con un’energica escalation di riff, senza peccare per eccessivi tecnicismi.
Le successive “Fever” e “The Last Fight” proseguono sulla stessa scia: grande carica, ottima tecnica, e una innata propensione anthemica.
Sorprende l’inevitabile ballata “A Place Where You Belong”, che oltre a rimarcare l’inettitudine di Tuck come paroliere, ribadisce come i BFMV posseggano un grande talento nel saper coniugare melodia e furia con naturalezza.
E per una volta, la produzione stellare di Don Gilmore (pigmalione dei Linkin Park e altri “artisti” discutibili) è votata ad evidenziare ogni componente del gruppo e il suo strumento incrementando la coesione dell’opera tutta, cosa evidente soprattutto nell’ottima “Alone”, dove la parte orchestrale non sovrasta mai il riffing dell’accoppiata Tuck/Paget.
Nonostante la debole seconda ballata “Bittersweet Memories” e un pezzo pregno di auto-plagi come “Breaking Out, Breaking Down”, "Fever" riesce a confermare non solo il talento di questa band, ma a segnare la loro definitiva vittoria nell’eterno scontro tra derivazione e personalità grazie ad una tenace ricerca dell’equilibrio.
Matteo
Voto: 6,5
Voto: 6,5
TRACKLIST:
01. Your Betrayal
02. Fever
03. The Last Fight
04. A Place Where You Belong
05. Pleasure and Pain
06. Alone
07. Breaking Out Breaking Down
08. Bittersweet Memories
09. Dignity
10. Begging For Mercy
11. Pretty On The Outside
01. Your Betrayal
02. Fever
03. The Last Fight
04. A Place Where You Belong
05. Pleasure and Pain
06. Alone
07. Breaking Out Breaking Down
08. Bittersweet Memories
09. Dignity
10. Begging For Mercy
11. Pretty On The Outside