Nonostante le primavere che passano (ben sedici) ed il nu-metal da tempo non sia più sulla cresta dell'onda, i Sevendust continuano imperterriti per la loro strada in barba alle nuove mode e tendenze, confezionandoci il loro ottavo studio album intitolato "Cold Day Memory".
Dopo le sperimentazioni rock di "Chapter VII", nel nuovo lavoro si nota subito un piacevole ritorno all'uso dei riff tipici della band che più di dieci anni fa gli era valso il soprannome di Coal Chamber dal cuore tenero, vista la straordinaria timbrica nera del singer Lajon.
Come dicevamo, i Sevendust riscoprono un certo gusto per le sonorità più heavy e così ecco "Splinter" e "Forever Dead" che ci riportano ai tempi di "Home" e "Animosity" (le migliori produzioni della band); ovviamente negli ultimi quindici anni Lajon ha imparato a sfruttare in modo sempre più efficace le sue straordinarie doti vocali, che possiamo sentire nei potenziali romantici singoli da classifica "Unraveling" e "Karma".
Il resto dell'album si muove sempre su queste coordinate, cioè riff molto corposi che si sposano alla perfezione con le influenze rock e le bellissime melodie, coordinate che del resto hanno permesso ai Sevendust di sopravvivere sino ad oggi creando un proprio caratteristico sound che gli ha permesso di elevarsi dalla massa di cloni di Korn & C. nati a fine anni novanta.
In sostanza "Cold Day Memory" non aggiunge nulla o quasi alla discografia della band ma rimane comunque un piacevole ascolto e ci conferma che forse i Sevendust avrebbero meritato un pò di attenzione in più.