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TAPROOT
PLEAD THE FIFTH

Dopo il mezzo passo falso con l’ultimo “Our Long Road Home” le speranze di poter assistere ad un ritorno in grande stile dei Taproot non erano molto alte e la scelta stessa della band di  appoggiarsi ad un’etichetta come la Victory non aveva fatto altro che abbassare ulteriormente le quotazioni di un quinto album le cui premesse non erano di certo le più incoraggianti.
Tutto ci si aspettava dunque tranne che un ritorno al passato.
“Plead The Fifth” è forse il disco che più si avvicina all’ottimo esordio “Gift” perché vede il quartetto di Ann Arbor riappropriarsi di quel sound nu-metal che lo aveva lanciato verso il successo, con chitarre ruvide e taglienti, una sezione ritmica prepotente ed un Stephen Richards finalmente tornato ad urlare la sua rabbia come ai vecchi tempi.
L’opener “Now Rise” sorprende con la sua apertura violenta a confermare il trend aggressivo dell’album che si riscontrerà in tutte le successive 10 tracce, costruite su strutture talvolta più intricate e complesse, non di immediata memorizzazione ma comunque sempre ben eseguite, con il chitarrista Mike DeWolf intento ad alternare passaggi di scuola Deftones (da sempre il maggiore punto di riferimento per il gruppo) a vere bordate metalliche che ben si sposano con alcune accelerazioni più hardcore del batterista Jarrod Montague.
“Release Me” e “Stolage” sono tra gli episodi più riusciti di un disco che riesce a farsi apprezzare anche nei suoi passaggi melodici, con alcuni ritornelli molto orecchiabili che strizzano certamente l’occhio alle radio ma al tempo stesso suonano accattivanti, contribuendo anche a rendere l’ascolto dell’album più fluido e scorrevole.
In poche parole i Taproot sfornano un nuovo album in linea con quanto già proposto dal gruppo in passato e se da un parte i vecchi fan apprezzeranno senz’ombra di dubbio questa sorta di “regressione stilistica”, dall’altra i più esigenti rimarranno magari delusi per non aver riscontrato alcuno spunto che possa far pensare ad un evoluzione futura.
Rispetto a due anni fa la band guadagna qualche posizione perché “Plead The Fifth” è di certo un lavoro molto piacevole e divertente, tuttavia per riconquistare i primi posti fare leva sulla nostalgia di molti non basta ma è necessaria una definitiva prova di coraggio.

Whitelocust
Voto: 6,5
TRACKLIST:

01.Now Rise
02.Game Over
03.Fractured (Everything I Said Was True)
04.Release Me
05.Stolage
06.911ost
7.Trophy WiFi
08.Words Don't Mean A Thing
09.Left Behind
10.No View Is True
11.Stares