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FAR
AT NIGHT WE LIVE
Che siamo negli anni delle reunion non servo certo io per dirlo. Il fenomeno è ormai dilagante ed investe un po’ tutti i generi e le correnti. Il motivo che più spesso il sottoscritto collega ad operazioni di questo tipo è decisamente poco artistico ed in lingua anglofona si traduce con ca$h.
In questa recensione però, a causa del mio essere un inguaribile romantico, voglio provare a dipingere uno scenario “alternativo”: a cavallo tra il vecchio ed il nuovo millennio diverse band hanno contribuito a creare una scena in cui attitudine hardcore e tematiche spesso introspettive venivano fuse insieme in un mix che prese il nome di emocore. Oggi, indicativamente quindici anni dopo che questa cosa prese il via, di tutto questo restano dischi memorabili spesso conosciuti solo dagli estimatori del genere ed un’inimmaginabile quantità di pattumiera che media e ragazzini troppo giovani per avere cognizione di causa hanno preso a chiamare emo come fosse roba loro.
Ecco mi piace pensare che una mattina, aprendo gli occhi su questo panorama desolante, le band che diedero inizio ad una delle correnti musicali che amo di più abbiano detto: “Eh no, cazzo!” e si siano convinte ad imbracciare di nuovo gli strumenti per ricordare a tutti che emo una volta non era un insulto. C’è chi ha deciso di farlo semplicemente tornando a suonare insieme qualche data, come i Sunny Day Real Estate, chi da quello è partito per poi produrre qualche nuova canzone, come i Get Up Kids (fuori in questi giorni con un EP) e chi, come i Far di mr. Matranga ha tagliato corto e ha buttato fuori un disco nuovo di zecca.
“At night we live” è il disco in questione e, diciamolo subito, è un disco enorme.
Traccia dopo traccia viene ricostruito un percorso artistico non solo della band, ma proprio di tutto un genere senza perdere di vista il punto di partenza, ma anche senza chiudere gli occhi di fronte al fatto che siano passati molti anni. Il segnale più indicativo da questo punto di vista è la produzione, realmente impeccabile e quindi orfana di quella “sporcizia” minimal sempre presente negli anni novanta. Questo però non porta all’impressione di avere per le mani un prodotto finto, di plastica, ma semplicemente aggiunge pulizia senza togliere carica emotiva. I pezzi sono dodici se si conta anche la cover conclusiva inserita come hidden track e sono tutti di pregevolissima fattura con qua e la picchi nel sublime. “Are you sure” è sicuramente il più alto tra questi, ma si trova in buonissima compagnia insieme a “Burns”, alla super carica opening “Deafening”, al singolo 100% catchy “Give me a reason” e alla conclusiva ed emozionantissima “The ghost that kept on haunting”. Come dicevo c’è anche spazio per “Pony” la cover di Genuwine che costituisce la prima traccia rilasciata dai Far dopo la reunion.
Insomma le parole non contano molto, contano i fatti e di fatto questo disco riporta l’attenzione su un certo tipo di suono nato e morto nella sua nicchia, ma la cui definizione viene abusata di continuo. Se pensate che l’emo sia il cancro dei nostri giorni dovreste dare una chance a questo album. Magari non vi piacerà, ma almeno potrete farvi un’idea di cosa sia realmente quello di cui si parla.
Per quel che mi riguarda, al momento, disco dell’anno.
Manq
Voto: 9
TRACKLIST:

01 – Deafening
02 – If you cared enough
03 – When I could see
04 – Give me a reason
05 – Dear enemy
06 – Fight song #16,233,241
07 – At night we live
08 – Burns
09 – Better surrender
10 – Are you sure?
11 – The ghost that kept on haunting
12 - Pony