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DAKOTA DAYS
DAKOTA DAYS
Che senso ha un progetto di chiara matrice europea anni ‘80 nel 2010? Ormai chiunque ripeschi in quel periodo finisce immancabilmente con l’essere la sempre più scontata imitazione dei Joy Division (si parla di tutto il filone Indie-wave degli ultimi anni).
Bene, i Dakota Days sono tutto tranne che questo: Rock? Cantautorato? New Wave? Sono domande che di fronte al loro album non ci si può porre, perché è un disco eccezionalmente trasversale.
Ma partiamo dall’inizio: già il fatto che i due artisti parte del progetto (Ronald Lippok e Alberto Fabris, entrambi al lavoro con gruppi di levatura come Tarwater, Blonde Redhead etc..) si siano incontrati nelle date del tour tedesco di Ludovico Einaudi la dice lunga sulla loro apertura mentale e sullo spaziare tra generi. L’album omonimo dei Dakota Days è impregnato dai profumi di David Bowie, dalle visioni dei primi Cure, e da un gusto leggero che può rimandare a Mark Lanegan o a Tom Waits, ma con un tocco fresco e vivace che oltre ad unire le idee di tutti i nomi sovracitati aggiunge altrettanta personalità musicale. E’ un disco completo, vario sia nelle melodie che nel vero e proprio stile tra una canzone e l’altra, ed è proprio questo che porta l’ascoltatore a volere sentire tutti i pezzi una volta assorbito dai primi due. La quantità di suoni che appare nell’ album non è quantificabile tanto è ricco di azzeccati arrangiamenti minimali e strumenti che spaziano dai sinuosi Ngoni (uno strumento africano che ricorda il Sitar) in “Without a Stone”, ai delay della trascinante “Slow”, ai violini di “Sinners like us” (fans di Lou Reed non fatevela scappare), alla chitarra accattivante di “the Kiss”, o all’acustica “Love Boat”. La bravura dei Dakota Days sta proprio nello riuscire a rendere interessanti certe idee anche a chi non è assorbito dal genere, grazie alla loro particolarità e al tempo stesso alla loro facilità di presa mnemonica, plasmando così un album che sappia stare nello stereo sia prestandogli l’attenzione dovuta che usandolo come sottofondo per flussi di pensieri semicoscienti.
Antichthon

TRACKLIST:

01. Slow
02. Planet Of The Apes
03. Autumn Of
04. Sinners Like Us
05. Without A Stone
06. Clare The Kitchen
07. The Kiss
08. Dakota Days
09. Love Boat
10. The Hunter
11. Sometimes
12. Silver Mine