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NORMA JEAN
MERIDIONAL
Norma Jean era Marilyn Monroe, questo lo sapete forse tutti, ma non è di un album postumo della bionda per definizione che andrò a scrivere. Quello di cui sto per parlare è il quinto album della band metalcore che dell’attrice ha deciso di utilizzare il nome di battesimo. 
Il disco si chiama “Meridional” e, prima ancora di sentirlo, nelle mie graduatorie del 2010 si era già accaparrato l’ambitissimo titolo di artwork più brutto. Una copertina imbarazzante, tamarra come se ne vedono poche anche nel panorama a dir poco kitsch del metalcore dei giorni nostri. Fortuna loro e sfortuna mia però nessuno mi chiede mai di valutare le grafiche dei dischi, ma piuttosto il loro contenuto musicale e così lasciamo perdere quel mix super trash di elefanti, lupi, meduse e feti (?) e dedichiamoci alla portata principale: le canzoni.
Molto meno Botch e Dillinger Escape Plan in questo "Meridional", di conseguenza molto meno math-core e noise-core rispetto al passato e molta più atmosfera, con canoni stilistici più ampi capaci di dare più respiro al tutto e di decomprimere un po’ la pressione sui timpani dell’ascoltatore. La svolta è quindi in direzione Underoath, se dovessi fare un nome, ma non mancano episodi in cui pare proprio che il riferimento siano i Thrice di "Vheissu".
I pezzi sono comunque tendenzialmente validi, soprattutto se il genere piace, e il disco procede bene fino alla fine. Probabilmente chi si è avvicinato ai Norma Jean agli inizi storcerà un pochino il naso, ma quantomeno l’ammorbidimento sonoro non sembra, al sottoscritto almeno, troppo paraculo. Ripeto, la new entry tra le influenze sonore sono i Thrice, non i Bullet for my Valentine e questo un po’ salva capra e cavoli. Sicuramente la prima parte del disco risulta la più violenta, soprattutto nella coppia di tracce iniziale. “Deathbed atheist”, il primo singolo arriva a fare un po’ da ponte alle nuove atmosfere e si classifica tra i migliori pezzi del disco, mentre la prima traccia che mi ha fatto pensare a Kensrue e soci è “A media friendly turn for the worse” ed è anche quella in cui il riferimento è meno velato , quasi tributario.
Che dire quindi, se si riesce a superare il grosso scoglio iniziale dato dal dover prendere in mano un disco dalla grafica così brutta, il risultato può anche dare soddisfazioni. Niente di imperdibile, ma sicuramente qualcosa che chi ascolta le sopracitate band può tranquillamente apprezzare.
Manq
Voto: 6,5
TRACKLIST:

01 – Leaderless and self enlisted
02 – The anthem of the angry brides
03 – Deathbed atheist
04 – Bastardizer
05 – A media friendly turned for the worse
06 – Septentrional
07 – Blood burner
08 – High noise low output
09 – Falling from the sky: day seven
10 – Everlasting tapeworm
11 – Occidental
12 – The people that sorrounds you on regular basis
13 – Innocent bystanders united