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BRANDON BOYD
THE WILD TRAPEZE

Approfittando del meritato periodo di riposo dei suoi Incubus, il cantante Brandon Boyd non è rimasto con le mani in mano ma ha colto l’occasione per registrare del materiale da lui personalmente scritto tra una data e l’altra dell’ultimo lungo tour mondiale, pubblicando di conseguenza questo suo primo disco solista.
Ero particolarmente curioso su quello che avrebbe proposto il cantante del quintetto di Calabasas senza il supporto dei suoi compagni di sempre, in primis direi senza Mike Enziger alla chitarra, e devo dire che il risultato finale mi ha in parte sorpreso, presentandosi meno banale di quanto i più maligni potessero prospettare.
Costruito con il prezioso contributo di Dave Fridmann (MGMT, Flaming Lips) “The Wild Trapeze” è un album prevalentemente acustico dove l’artista californiano ci vuole mostrare il suo lato più intimo alternando ballate dallo stile più classico ad altri episodi più inclini a sperimentazioni.
Un lavoro introspettivo che guarda a diversi ambienti sonori, dal folk al soul, dove atmosfere raffinate fanno da cornice alla come sempre convincente prova vocale di Boyd, che con la sua voce calda e profonda riesce a donare valore aggiunto anche al più semplice dei ritornelli.
Effettivamente non abbiamo a che fare con trame eccessivamente complicate, infatti le sperimentazioni che accennavo prima si riscontrano più che altro nel lavoro di contorno ai brani, ovvero nella creazione di arrangiamenti curati nei minimi particolari con lo scopo di aumentarne l’intensità e l’impatto emotivo.
Tra gli episodi degni di nota vorrei citare la title-track iniziale che mi ha portato alla mente gli Alice In Chains acustici di “Jar Of Flies”, soprattutto nelle linee melodiche, ma anche la successiva “Here Comes Everyone”, la più classica “Courage & Control” oppure anche il primo singolo “Runaway Train”, per il quale è già stato realizzato un bel video in collaborazione con il fotografo Brantley Gutierrez.
Nel complesso l’ascolto è piuttosto scorrevole e le impressioni finali sono di certo positive anche se forse i fan degli Incubus più intransigenti faranno un po’ fatica a digerire questo lavoro, soprattutto nel caso non avessero apprezzato le ultime due prove discografiche di Boyd e compagni.
“The Wild Trapeze” è dunque un album adatto per chi è alla ricerca di un ascolto più soft e che in ogni caso non mette in discussione le indubbie qualità artistiche del cantante, con la speranza magari che dopo questa breve parentesi personale torni in studio con la sua band principale più motivato ed ispirato che mai.

Whitelocust
Voto: 6,5
TRACKLIST:

1. The Wild Trapeze
2. Here Comes Everyone
3. Dance While The Devil Sleeps
4. A Night Without Cars
5. Revenge Of The Spectral Tiger
6. Courage And Control
7. Runaway Train
8. Last Night A Passenger
9. Mirror of Venus
10. All Ears Avow!