Mentre continuano a rimbalzare sul web numerose voci di presunte reunion dei System Of A Down, Serj Tankian e Daron Malakian, le due menti della band armeno-americana, proseguono per la propria strada solitaria.
Come già era successo 3 anni fa, Tankian precede ancora una volta l'ex compagno pubblicando a poca distanza dall'esperienza sinfonica "Imperfect Harmonies", disco che - a detta del suo compositore - avrebbe segnato un netto passo in avanti rispetto ai suoi precedenti lavori, incorporando elementi inconsueti (da qui il titolo dell'album) presi in prestito dal jazz, dall'elettronica e dalla classica.
Entusiasmi di rito a parte, "Imperfect Harmonies" riflette in parte quello che già si era sentito in "Elect The Dead" ma cambia nettamente nell'approccio sonoro che vede sempre più il cantante e polistrumentista allontanarsi dalle radici rock, complice un uso massiccio di orchestrazioni ed effetti digitali in cui le chitarre non trovano più spazio.
Non è difficile ipotizzare quindi il probabile smarrimento che l'ascoltatore proverà al primo ascolto, ma il consiglio è di affrontare ripetuti passaggi prima di sbilanciarsi in un giudizio affrettato. La cura dei dettagli, l'incrocio singolare di strumenti ed effetti costituiscono infatti il pilastro su cui si basa l'intera  concezione dell'opera, sebbene le canzoni contenute non siano dei capolavori.
Il livello compositivo delle tracce non presenta particolari picchi, ma personalmente trovo interessanti episodi come "Electron", "Peace Be Revenged" e il singolo "Left Of Center".
Nulla da dire invece per quanto riguarda la prestazione vocale dell'istrionico personaggio, sempre su livelli altissimi di emotività e potente strumento di denuncia della decadente società moderna.
Il percorso stilistico intrapreso da Tankian è audace e rispecchia la personalità multiforme dell'artista, anche se avrà come conseguenza inevitabile la perdità di qualche consenso di chi è ancora con le dita incrociate per una futura reunion dei SOAD.